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Vincenzo Boccia designato presidente di Confindustria

ROMA. Il salernitano Vincenzo Boccia, al fotofinish come era nelle attese, ha sconfitto il bolognese Alberto Vacchi ed è stato designato presidente di Confindustria. Va ora verso l'elezione definitiva che dovrà avere il sigillo del voto dell'assemblea privata degli industriali, il 25 maggio.

È anche una vittoria per la past president Emma Marcegaglia, che lo ha sostenuto; Ed è una sconfitta per due industriali di peso, il past president Luca Cordero di Montezemolo e il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, collocati fin dalle prime battute come principali sponsor della candidatura Vacchi.

Lo scarto non ampio, nove voti (100 a 91), non è una sorpresa ma ha portato allo scoperto lo scontro. Con Montezemolo che accende le polveri: lasciando via dell'Astronomia parla di «una Confindustria spaccata», di «una straordinaria opportunità di rinnovamento persa»; dice che è prevalso «un sistema che si vuole autoconservare», «con un ruolo preponderante dei professionisti di Confindustria». Ed anche il past president Antonio D'Amato, considerato vicino a Vacchi, vede una «profonda e marcata spaccatura».

È il presidente Giorgio Squinzi, che resterà al vertice fino all'assemblea di maggio, a puntualizzare: «È stata una grande prova di democrazia, con un esito incerto fino all'ultimo, ma alla fine ha vinto la democrazia»; di fronte ad una «spaccatura apparente», avverte il leader uscente degli industriali, va ora ricomposta «l'unità di Confindustria perchè solo unita e coesa sarà incisiva e autorevole».

Esce di scena il candidato dal volto certamente nuovo ma sostenuto da sponsor che sono da anni esponenti di peso in Confindustria; un industriale in ogni caso convincente per il profilo personale e per il successo industriale della sua azienda, la Ima di Ozzano dell'Emilia: Vacchi si era presentato come un 'rottamatorè, con durissime critiche al sistema di via dell'Astronomia dove non ha mai avuto impegni se non sul territorio (è presidente degli industriali bolognesi).

Boccia non ha chiuso la porta al rinnovamento, ha anzi promesso cambiamento ma senza una netta discontinuità: è cresciuto per anni nel cuore di Confindustria fino a candidarsi alla presidenza con il sostegno delle 'dorsalì del sistema, come la Piccola Industria (di cui è stato presidente) ed i Giovani Imprenditori. È un industriale (alla guida di Arti Grafiche Boccia, a Salerno) dal fatturato lontano da quello dei big dell'industria italiana ma espressione di quella piccola e media impresa che rappresenta la grande maggioranza degli
associati. «Non esistono eventi positivi o negativi ma solo condizioni da cui ripartire», dice commentando la designazione e guardando oltre la 'spaccaturà dei voti in Consiglio: «Ritengo che si possa costruire un percorso di evoluzione, continuità e
cambiamento, perchè le complessità che abbiamo di fronte non ci concedono il lusso di litigare».

Prima di parlare pubblicamente, al termine della riunione a porte chiuse, aveva già teso la mano al suo avversario: «Come è poi accaduto con il mio rivale quando sono stato eletto leader della Piccola Industria spero che anche il mio avversario di oggi possa diventare uno dei miei migliori amici». Alberto Vacchi ha raffreddato subito le polemiche, non sono nel suo stile equilibrato; al termine del Consiglio è il primo a commentare l'esito del testa a testa, e dice: «Testimonia che in Confindustria ci sono due posizioni diverse ma ora non deve emergere una spaccatura. La priorità adesso è identificare una squadra forte per il prossimo futuro perchè ci attendono sfide non banali». «Anche se c'è stato uno scarto di pochi voti - è invece il commento di Emma Marcegaglia - sono convinta che Confindustria si ricompatterà anche questa volta».

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