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Province siciliane ancora in vita,
nelle casse buco da 184 milioni

C’è un nuovo buco nei conti del sistema pubblico siciliano, emerso in una relazione che l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha illustrato alla giunta

L’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei

PALERMO. Dovrebbero essere già un ricordo, sufficiente solo a una citazione sui libri di diritto, invece le Province in Sicilia continuano a esistere e a spendere molto più di quanto non abbiano in cassa: per l’esattezza, costano ogni anno 180 milioni in più di quanti ne hanno a disposizione.

C’è un nuovo buco nei conti del sistema pubblico siciliano, emerso in una relazione che l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha illustrato alla giunta. Si tratta di somme rilevanti: da un lato la Sicilia non partecipa alla ripartizione dei fondi residui al settore (andati solo alle Regioni a statuto ordinario) perdendo così circa 400 milioni da qui al 2021, dall’altro lato è stato aumentato il contributo al risanamento della finanza pubblica (cioè l’importo che le Province siciliane devono versare allo Stato per coprire il deficit nazionale) che passa dai 65 milioni dell’anno scorso ai 131 di quest’anno.

Le Province continuano a costare 550 milioni all’anno (fra personale e funzioni) mentre hanno entrate per appena 432 milioni. La differenza fa appunto 118. Così è stato fino al 2015. A questa nel 2016 andranno aggiunti i 66 milioni in più relativi al contributo per il risanamento della finanza pubblica: il totale del buco sale così a 184 milioni.

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