PALERMO. Anche i morti dovrebbero pagare le tasse, almeno secondo i Comuni e Riscossione Sicilia. Negli elenchi a cui ogni anno vengono inviate cartelle esattoriali ci sono circa 350 mila persone decedute. Anche se sono per lo più gli imprenditori con redditi superiori a 500 mila euro all’anno a non pagare o pagare con errori. Sono i casi più evidenti che contribuiscono a fare della Sicilia il fanalino di coda nella riscossione dei tributi: sui 5,7 miliardi che Riscossione, la partecipata guidata da Antonio Fiumefreddo, mette in conto a inizio anno solo 500 milioni entrano realmente nelle casse. È l’8% del dovuto, in Lombardia si arriva al 20%. Va precisato che il 92% di non riscosso non fotografa esattamente la percentuale di evasione. E qui Fiumefreddo mette sul tappeto due dati su tutti: «Negli elenchi di persone a cui i Comuni ci chiedono di inviare cartelle per i tributi locali ci sono ancora 350 mila persone defunte. Più volte abbiamo segnalato il caso alle amministrazioni, chiedendo di aggiornare gli elenchi. Ma non viene fatto quasi mai, credo perché ciò permette di prevedere a inizio anno le relative tasse rendendo più facile chiudere il bilancio di previsione». E fra le categorie che figurano fra i debitori di Riscossione ce n’è un’altra che Fiumefreddo segnala alla voce «missione impossibile»: «Quando un soggetto viene condannato a una pena che prevede anche una sanzione pecuniaria, tocca a noi incassare. È il caso degli scafisti, ce ne sono alcuni che risultano debitori per cifre enormi, a volte per milioni. Ma sono somme che realisticamente non entreranno mai». DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE