PALERMO. Timidi segnali di ripresa nell'economia siciliana: dopo avere perso 13 punti in sette anni da incubo (dal 2008 al 2014) con il conseguente aumento del divario rispetto al resto Paese (-9,2%), il Pil della Sicilia è in crescita: +0.4%. A far ben sperare è anche la crescita dell'occupazione e il conseguente calo della disoccupazione, che scende sotto il 20%, soglia superata nel biennio 2013-2014.
L'Isola sembrerebbe quindi mettersi alle spalle la fase recessiva, anche se permangono alcune criticità dovute agli effetti della lunga crisi. È quanto emerge dall'analisi congiunturale dell'economia siciliana per il 2015 dell'ufficio statistica della Regione siciliana.
Nel terzo trimestre del 2015, gli esperti della Regione registrano un incremento degli occupati del 4,7%, accompagnato da una crescita del tasso di occupazione che riporta l'indicatore al 40,1% contro il 38,3% dello stesso periodo dell'anno precedente. L'aumento maggiore in agricoltura, col tasso che passa dal 9% del primo trimestre al 23,1% del terzo; bene anche negli altri settori: da -0,1 a 1,6% nell'industria, da 0,4 a 3,9% nelle costruzioni, da -2,5 a 3,6% nei servizi. Sensibile anche il miglioramento del tasso di disoccupazione che passa dal 21,2% al 19,8% nello stesso arco temporale.
«L'inversione di tendenza per la Sicilia», segnala il rapporto, è scattata «dal secondo trimestre di quest'anno». Secondo l'analisi congiunturale dell'ufficio statistica della Regione, appena pubblicata, il 2015 si chiuderà con un incremento del Pil dello 0,4%, mentre «si preannuncia una ripresa a partire dal 2016 in un contesto nazionale di crescita più decisa».
I timidi segnali positivi si riscontrano nei consumi delle famiglie, in crescita, quest'anno, dello 0,2%, in controtendenza rispetto a sette anni consecutivi di valori negativi, con le peggiori performance nel 2012 e nel 2013 (-3,9 e -3,7%). Anche i consumi finali interni, in base alle analisi degli esperti sui dati Istat elaborati attraverso il modello multisettoriale della Regione siciliana (Mms), invertono la rotta, +0,1% a fronte dello -0,7% dell'anno scorso e del -2,9% di due anni fa. Qualcosa si muove pure sul fronte degli investimenti fissi lordi: nonostante il dato sia negativo, -1,3%, anche in questo caso i segnali sembrano incoraggianti rispetto ai numeri disastrosi degli ultimi anni: -12,7% nel 2012, -12,7% nel 2013, -4,4% nel 2014. Le previsioni sul valore aggiunto indicano «a chiusura d'anno una variazione nulla, mentre un maggior dinamismo cartatterizzerebbe il 2016». Nello specifico, in agricoltura il valore aggiunto è stimato in crescita dell'1,7% a fronte del -5,2% dell'anno scorso; in attenuazione le tendenze recessive nelle costruzioni, -2,4% contro il -5,5% del 2014, mentre si registra una sostanziale stabilità per l'industria e i servizi (0,1%).
«Il tempo della crisi che ha colpito dal 2008 la maggior parte dei Paesi europei, incidendo profondamente sul tessuto economico nazionale e regionale, sembra essere giunto a termine nel corso del 2015, con il diffondersi dei segnali di stabilizzazione del ciclo», sostiene il dirigente dell'ufficio statistica Giuseppe Nobile.
«Le più aggiornate informazioni - afferma - indicano infatti un'uscita dell'economia italiana dalla fase recessiva, grazie alla ripresa della domanda interna sostenuta in special modo dai consumi delle famiglie, ma la possibile imminente inversione di tendenza, che riguarda anche la Sicilia, deve fare i conti con i gravosi e perduranti effetti dalla fase recessiva che nel contesto regionale sono ancora particolarmente avvertiti».
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