PALERMO. «Le dotazioni organiche devono indicare precisamente funzioni, mansioni, fabbisogno e sostenibilità economica. Non è più il tempo delle furbate»: l’assessore regionale ai Rifiuti, Vania Contrafatto, ha rimesso in discussione tutta la procedura che sta alla base della formazione delle Srr, le società pubbliche fondate dai Comuni che si occuperanno del servizio di raccolta e smaltimento.
Si apre così un caso che riguarda circa 11 mila dipendenti dei vecchi Ato, che stavano transitando «indisturbati» verso le Srr. Gli Ato erano 27, le Srr sono 18 e in questo momento solo 4 (Kalat, Catania metropolitana, Trapani Nord e Messina Eolie) sono del tutto in regola con le procedure per l’assunzione del personale e la gestione del servizio.
Per queste realtà manca solo la gara d’appalto per trovare le aziende private che svolgano materialmente il servizio e che dovranno collaborare nell’assorbimento del vecchio personale degli Ato. Il problema nasce per tutte le altre Srr che hanno semplicemente fatto un’anagrafe dei vecchi dipendenti e accettato che vengano assorbiti.
Una procedura che secondo l’assessorato non può funzionare: serve un piano che preveda la copertura integrale dei costi del personale. Nei giorni scorsi l’assessorato ha bocciato gran parte delle piante organiche che sono pervenute. E la Contrafatto è stata costretta a diramare una nuova direttiva con cui obbliga le Srr a riscrivere gli atti «tenendo conto degli oneri complessivi per il personale, che dovranno essere coperti dalle entrate del piano tariffario.
Pertanto la tariffa dovrà garantire il principio di economicità del piano industriale, incluso il costo del personale». Ma l’assessore avverte anche che non si potrà semplicemente aumentare la tariffa - dunque i costi a carico dei cittadini - per coprire 11 mila stipendi.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia