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Squinzi: "L'Isis uccide anche la ripresa economica dell'Italia"

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi

ROMA. Che la ripresa dell'economia europea risentisse dell'allarme Isis «era prevedibile. Ci sarà un forte impatto sui Paesi più interessati, come la Francia e il Belgio, ma è chiaro che a risentirne sarà anche l'economia italiana». Lo afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervistato in apertura da Qn. In Italia, dice, «le incertezze sono ancora molte. Fino ad oggi abbiamo beneficiato delle decisioni della Bce sul 'Quantitative easing', del basso prezzo del petrolio e del rapporto vantaggioso dollaro-euro», ma «siamo ancora lontani da quel tasso di crescita del 2% minimo di cui abbiamo bisogno, e gli ultimi dati disponibili lasciano qualche perplessità».

In primis quelli sull'export, e il Centro studi di Confindustria, anticipa Squinzi, diffonderà oggi le sue analisi: «I dati sul fatturato, dicono che rispetto al secondo trimestre registriamo una flessione dello 0,6% e gli ordinativi sono calati addirittura del 4,2%». Secondo Squinzi la flessione si spiega «con la fragilità della ripresa e il mancato completamento e attuazione di alcune importanti riforme strutturali che servano da stimolo all'economia»: il Jobs Act «non basta», vanno rivisti «i meccanismi della spesa pubblica, spostando risorse dalle voci improduttive al sostegno degli investimenti».  Squinzi spiega anche che le sanzioni alla Russia pesano «molto. Se vogliamo affrontare il problema Isis, dobbiamo essere compatti e non possiamo prescindere da Putin. Le sanzioni vanno revocate: a beneficiarne per qualche miliardo di euro sarebbero anche le nostre esportazioni».

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