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Scuola, in arrivo mezzo miliardo per la Sicilia ma i vecchi fondi sono ancora bloccati

Il sottosegretario a Palermo presenta gli stanziamenti Pon per migliorare la didattica. Ma l’assessore regionale spiega: non c’è un euro per le spese correnti

PALERMO. Nuove risorse per le scuole siciliane, ma quelle che già ci sono restano bloccate. È un volto fatto di luci e ombre quello degli investimenti per l'istruzione in Sicilia, mettendo insieme le notizie diffuse dal governo nazionale e da quello regionale. Il sottosegretario Davide Faraone, ieri a Palermo per presentare i nuovi fondi Pon per la scuola fino al 2020, ha annunciato che per gli istituti siciliani sono disponibili circa 600 milioni di euro (lo stanziamento a livello nazionale è di 3 miliardi).

«Un investimento importante con un unico obiettivo: mettere al centro gli studenti- afferma Faraone -. I fondi saranno utilizzati per contrastare la dispersione scolastica, per migliorare la didattica e sviluppare le competenze digitali della comunità scolastica, per potenziare l'alternanza scuola-lavoro, per rendere più sicuri e più decorosi gli ambienti scolastici, per permettere agli istituti di restare aperti anche oltre l'orario curriculare. E sono solo alcuni esempi di quello che queste risorse consentiranno di fare alle scuole».

Il sottosegretario all'istruzione elenca le risorse stanziate dal governo Renzi, a partire da quelle nella legge sulla Buona Scuola: «Adesso, finalmente, possiamo dire basta ad azioni coriandolo, basta a interventi spot. Per la prima volta abbiamo una strategia unica che si fonda su un'idea concreta di futuro. Una strategia che stiamo mettendo in atto con tutte le risorse a disposizione. Strumenti come il Pon hanno dimostrato di essere fondamentali - aggiunge Faraone - nel ridurre la dispersione scolastica (dal 28 al 20%) soprattutto in contesti difficili. E molto di più si potrà fare agendo a tutto tondo, aprendo le scuole al territorio in orario extrascolastico, intercettando e orientando i giovani prima che si perdano in scelte sbagliate, offrendo possibilità che la didattica tradizionale finora aveva precluso».

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