PALERMO. Il presidente facente funzioni di Ance Sicilia, Santo Cutrone, chiede che il nuovo governo regionale, non appena sarà approvata la manovra finanziaria, “cambi immediatamente passo rinunciando all’assistenzialismo e puntando sul sostegno alle attività produttive come unica misura di politica economica capace di fare uscire finalmente la Sicilia dalla crisi. Tanti – sottolinea Cutrone - sono i fattori negativi che inducono a temere un’imminente implosione del sistema con gravissime conseguenze sociali”.
Ad esempio, nella nota di aggiornamento sui fondi strutturali europei dello scorso 23 ottobre, l’Ufficio studi dell’Ance nazionale rileva che l’attuazione del Fondo europeo di sviluppo regionale vede la Sicilia in fortissimo ritardo e all’ultimo posto in Italia, ritrovandosi ancora da utilizzare 1 miliardo e 524,9 milioni di euro, con il rischio non solo di perdere queste risorse non ancora impegnate, ma anche di non avere certezza neppure sui finanziamenti già attribuiti alle opere in corso di realizzazione e che non potranno essere completate entro tale termine. In più, dopo due anni, ancora non ci sono notizie dell’avvio della nuova programmazione 2014-2020. Cutrone osserva poi che “se per ogni miliardo investito in infrastrutture si generano 17mila posti stabili in edilizia, fra diretti e nell’indotto, la decisione di Regione e Cipe di ‘scippare’ 900 milioni alle opere pubbliche per finanziare per pochi giorni 24mila forestali ha cancellato per sempre la possibilità di creare 15mila posti veri; perdita che si aggiunge ai 90mila licenziamenti nel settore dal 2008 ad oggi, pari cioè a quasi quattro volte il bacino dei forestali e a trenta volte il bacino ex Fiat di Termini Imerese”. E ancora, dai rapporti della Banca d’Italia e dell’Ance nazionale sui ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni emerge che le imprese del settore costruzioni sono le più penalizzate, con 8 miliardi di crediti (1,5 in Sicilia) e con tempi medi di pagamento pari a 177 giorni per l’edilizia contro i 110 giorni degli altri settori, ma che nell’Isola si allungano.
Come se non bastasse, se molti Comuni siciliani non hanno fatto in tempo ad aderire al bando del ministero dell’Economia (aperto il 3 novembre e chiuso il 10), per chiedere una quarta anticipazione alla Cassa depositi e prestiti, si assiste alla beffa di nove Comuni che addirittura non si sono neppure accreditati alla piattaforma del ministero dell’Economia per la certificazione dei crediti, segno che i loro creditori possono attendere: Gagliano Castelferrato e Sperlinga in provincia di Enna; Alì e Oliveri in provincia di Messina; Alimena, Campofiorito, Camporeale, Collesano e Ustica in provincia di Palermo.
Sempre la Banca d’Italia, nell’aggiornamento congiunturale sull’economia della Sicilia nel primo semestre 2015, ha evidenziato che in edilizia continua costante dal 2006 il crollo dei bandi di gara (-24,4%), dell’occupazione (- 2,8%) e del numero di imprese (1.199 in meno), mentre il credito bancario si è contratto del 3,4%.
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