ROMA. L'attacco talebano alle torri gemelle l'11 settembre del 2001 gettò nel panico le borse di tutto il mondo. Wall Street si fermò per quattro giorni, la borsa di Londra fu evacuata, Francoforte crollò a -8,5%, il Mibtel a Milano sprofondò a 7,44%. Bisognò aspettare la settimana successiva con la riapertura di Wall Street per rivedere il segno positivo.
Col tempo le borse occidentali hanno imparato a reagire in modo meno emotivo agli attacchi del terrorismo. Dopo gli attentati di Madrid e Londra nel 2004 e nel 2005 le perdite in borsa furono decisamente contenute e dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo il Cac 40 (l'indice dei principali titoli della borsa di Parigi) chiuse persino in avanzo (+0,7%). Tutto questo fa pensare che anche domani, dopo una prima fase di nervosismo e quindi di volatilità, gli scambi dovrebbero tornare a dinamiche non legate alle stragi di Parigi.
"Ovviamente in pochi minuti ci aspettiamo un mattinata molto nervosa, con vendite anche sulla Borsa di Parigi, ma non un crollo generalizzato", rassicura uno degli operatori rimasti nel week end dalle parti di Piazza Affari. Questo è la previsione di diversi osservatori. Resta molto probabile che gli investitori in cerca di sicurezza si spostino, ancora di più, verso titoli di Stato e asset rifugio mentre azioni e asset a rischio saranno penalizzati.
Se domani le piazze finanziarie daranno prova di imperturbabilità resta invece forte il rischio che con l'alzarsi del livello dello scontro e lo scenario da stato di guerra determinato dai fatti di Parigi, l'economia reale, in particolare gli scambi commerciali e l'andamento della crescita globale, non ne sia toccata. La paura raggela i cuori e anche i portafogli arrivando a fermare la timida ripresa che ancora si profila all'orizzonte.
Secondo gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale, il commercio mondiale nel 2015 crescerà solo del 2%, mentre nel 2016 la ripresina globale è prevista al 3,6%. In questo quadro, il previsto aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve per metà dicembre rischia di creare volatilità sui mercati invece di dare la spinta che molti si aspettano d'Oltreoceano.
Mentre sull'ipotesi di un nuovo intervento della Bce, sempre a dicembre, per sostenere una ripresa dell'Eurozona che continua ad essere troppo lenta, qualcuno comincia a dubitare sull'efficacia di un rafforzamento del Qe per rilanciare la domanda interna. Infatti la Banca Centrale Europea potrebbe ricorrere anche a strumenti diversi da Qe.
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