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Visco: l'Italia ha reagito alla crisi, ora si investa sulla conoscenza

ROMA. «Stiamo vivendo un momento di cambiamento importante». «Tendenze strutturali, in primis la potente quanto rapida evoluzione tecnologica, si intrecciano con gli andamenti ciclici» «seguiti alle recenti crisi».

«I cambiamenti sono così ampi che pensare di affrontarli con quella che Tommaso Padoa-Schioppa chiamava 'veduta cortà invece che con una visione di lungo periodo sarebbe un errore che impedirebbe al nostro Paese e all'Europa di rispondere adeguatamente». A dirlo è il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco che in una lunga intervista di prima pagina sul Corriere della Sera sottolinea come l'Europa «ha reagito efficacemente» rispetto alle crisi sovrane, ma «sul versante della convergenza verso l'Unione politica siamo ancora indietro. O perlomeno prevale una tendenza all'essere intergovernativi più che federali».

Per Visco, tra Bruxelles e governi nazionali resta una «diffidenza di fondo. Le politiche di bilancio restano al centro delle discussioni. Ora si discute anche dell'eccessiva complessità delle regole fiscali». «L'integrazione europea - sottolinea il governatore - richiede oggi maggiore condivisione di sovranità e di responsabilità. Ci si dovrebbe parlare più chiaramente». Torna poi sul momento di cambiamento in corso, definendo «fondamentale» «l'investimento in conoscenza. Perchè la formazione, il sapere, il mettere assieme i saperi, saranno elementi decisivi nella creazione di nuova occupazione».

Riflette poi sull'Italia, che per Visco negli ultimi anni ha dimostrato «capacità di reazione». «Le riforme che servono sono note» e vanno attuate «nei tempi previsti». Servono «una giustizia civile che funzioni, una burocrazia efficiente, un ambiente favorevole alle imprese e rispettoso della legalità».

Il governatore riflette anche sulle aziende italiane, che a suo avviso «sono troppo dipendenti dal credito bancario e hanno una scarsa patrimonializzazione. Avrebbero bisogno di più capitali dal mercato ma anche dagli imprenditori. Va agevolato l'uso di mezzi propri, non il debito».

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