ROMA. Le vendite al dettaglio diminuiscono a febbraio dello 0,2% su gennaio, ma crescono dello 0,1% rispetto al 2014. Lo comunica l'Istat. Continuano ad aumentare in particolare le vendite delle imprese della grande distribuzione (+0,8% annuo) mentre calano quelle delle imprese di piccole superfici (-0,5%). Duri i commenti delle associazione di difesa dei consumatori secondo le quali il Paese è 'in panne' ed è 'confermata la stagnazione' smentendo 'l'ottimismo del ministro dell'Economia Padoan'.
Codacons,paese in panne,smentito ottimismo Padoan - I dati Istat sulle vendite al dettaglio, secondo il Codacons, ''sembrano smentire l'ottimismo del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che ha parlato di recessione terminata''. I numeri ''fotografano un paese ancora in panne che fa sempre più fatica ad uscire dal pantano, e dove il commercio soffre ancora una crisi pesantissima che non sembra destinata ad attenuarsi nel corso del 2015'', afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.
Unc, a questo ritmo servono secoli per recuperare - Il dato Istat sul commercio ''dimostra che siamo ben lontani da una ripresa dei consumi'' e ''per recuperare il crollo degli anni precedenti ci vorrebbero secoli, con questo ritmo''. Lo dichiara il segretario dell'Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona. Secondo uno studio dell'Unc, dal 2008 al 2014 le vendite delle imprese operanti su piccole superfici sono diminuite dell'11,9%, segnando un calo del 13,2% per i prodotti alimentari e dell'11,5% per quelli non alimentari. Nello stesso periodo, i discount hanno segnato un aumento delle vendite del 9,1% (che sale al 19,1% considerando il periodo 2006-2014). Questa crescita va a scapito degli ipermercati che, negli stessi anni, hanno visto una contrazione del 7,2%.
Consumatori, dati confermano la stagnazione - I dati Istat sulle vendite ''confermano la situazione di stagnazione economica in cui il nostro Paese si trova impantanato da ormai troppo tempo'', secondo Federconsumatori e Adusbef. L'Onf (Osservatorio nazionale Federconsumatori) ha registrato un crollo dei consumi del -10,7% dal 2012 al 2014, rilevando in particolare una grave contrazione in due settori vitali come salute e alimentazione. ''La flessione della domanda interna grava sul'intero sistema economico ed è chiaro che gli interventi per arginarla, in primis l'avvio di un piano straordinario per il lavoro, non possono essere ulteriormente rinviati'', dichiarano i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
Confesercenti, consumi deboli, negozi allo stremo - ''I consumi rimangono deboli, e le piccole attività sono stremate''. Commenta così Confesercenti gli ultimi dati Istat. Dal 2007 il commercio ha visto scomparire oltre 90mila imprese individuali o di persone, una perdita non compensata dall'aumento delle società di capitali. A questo si è aggiunta, dal 2012, una liberalizzazione degli orari che, senza incidere positivamente sulla domanda e sull'occupazione ha causato il trasferimento di una quota consistente di mercato dai negozi tradizionali alla grande distribuzione. Tra gli indicatori più significativi dello stato di crisi del sistema imprenditoriale, Confesercenti cita la lunghezza dell'arco di vita delle imprese che è andata sempre più accorciandosi: a dicembre 2014, la percentuale di imprese del commercio che è cessata entro i primi tre anni di vita è stata del 48,4%: nel 2004 era del 27,7%, quasi la metà.
Confcommercio, ripresa ancora debole - ''La domanda delle famiglie, che ha mostrato nei mesi più recenti una moderata tendenza al miglioramento, non sembra essersi ancora avviata su un consolidato sentiero di ripresa''. Lo afferma l'ufficio studi di Confcommercio nel commentare gli ultimi dati Istat. Secondo l'ufficio studi, ''il recupero della fiducia delle famiglie dovrebbe tradursi nei prossimi mesi in una più sicura crescita dei consumi'' e ''per adesso, si registra la terza variazione tendenziale positiva consecutiva, fenomeno che, tenendo conto delle diverse dinamiche inflazionistiche, non si verificava almeno dal 2011''. ''L'aspetto più problematico dell'attuale congiuntura dei consumi - conclude - è la perdurante debolezza delle vendite presso i negozi di prossimità'' e ''solo politiche fiscali distensive, volte a rafforzare i favorevoli impulsi esterni, possono trasformare una debole ripresa in un'apprezzabile crescita''.
Coldiretti, alimentare traina la ripresa - L'alimentare traina la ripresa con un aumento dello 0,5 per cento delle vendite al dettaglio e dell'1,9 per cento del fatturato dell'industria alimentare rispetto allo scorso anno. E' quanto osserva Coldiretti in merito ai dati Istat sul commercio al dettaglio e sul fatturato e gli ordinativi industriali a febbraio. Dopo l'incremento registrato a gennaio su base annuale del 2,9 per cento, il commercio al dettaglio alimentare - sottolinea la Coldiretti - continua a registrare una inversione di tendenza con risultati particolarmente positivi a febbraio per effetto soprattutto dei discount alimentari che aumentano del 3,6 per cento e si classificano come la forma distributiva (alimentare e non) con il maggior incremento nel mese considerato. L'aumento di spesa alimentare è il segno più tangibile della ripresa in quanto - conclude Coldiretti - la seconda voce del budget familiare dopo l'abitazione ed è destinata ad avere un effetto traino sull'intera economia.
Federdistribuzione,crescita consumi ancora fragile - ''Siamo di fronte al terzo mese consecutivo di dinamica positiva delle vendite al dettaglio ma l'esiguità del dato di febbraio (+0,1%) ci fa capire quanto sia ancora fragile e incerta la crescita dei consumi''. Commenta così gli ultimi dati Istat il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, che invita a''lavorare per consolidare questi primi segnali di risveglio dei consumi''. Cobolli Gigli invita il governo a scongiurare l'aumento dell'Iva anche per il 2017 e a eliminare la reverse charge (l'inversione contabile per l'Iva), ''un dispositivo che, se attuato, comporterebbe per il settore gravi problemi finanziari ed economici, oltre a significativi costi organizzativi''.
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