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Visco vede l'Italia in ripresa: "Quasi fuori dal tunnel ma serve cambiamento"

Per sostenere l'innovazione, dice Visco, occorre migliorare «le condizioni di contesto in cui operano le imprese». E ancora: «la corruzione è uno degli ostacoli più rilevanti»

ROMA. La fine della crisi? «I segnali positivi si stanno intensificando. E prefigurano una progressiva ripresa di vigore già da questo secondo trimestre. Nell'insieme, quindi, penso che sì, stiamo uscendo dal tunnel». A dirlo è il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che in una lunga intervista in apertura di prima pagina dell' Avvenire sottolinea che il pil potrebbe «accelerare significativamente nel 2016, attorno al punto e mezzo». E aggiunge che «abbiamo davanti a noi un'opportunità da non perdere per continuare ad affrontare risolutamente i nostri ben noti problemi strutturali».

Ma - sottolinea Visco - per creare occupazione serve «un cambiamento profondo, un'azione continua di riforma». «Una maggiore flessibilità nel lavoro», avverte il numero uno di Palazzo Koch, «se non accompagnata da altri interventi rischia di essere» «una strategia di breve respiro». Per sostenere l'innovazione, dice Visco, occorre migliorare «le condizioni di contesto in cui operano le imprese». E ancora: «la corruzione è uno degli ostacoli più rilevanti».

«Ecco, anche l'istituzione dell'Anac è una riforma strutturale. Altri ostacoli reali all'attività di impresa» «vengono, oltre che dal mercato del lavoro, dalla diffusione della criminalità organizzata, dalle risposte lente e non omogenee della Pubblica amministrazione, dai ritardi della giustizia civile, dalla regolamentazione eccessivamente restrittiva in alcuni comparti dei servizi, dal declino del sistema di istruzione». «Su molti di questi fronti è stata avviata un'azione di riforma. Occorre insistere, allargando lo spettro degli interventi e accelerando la fase attuativa». Quanto al debito pubblico, la sua sostenibilità, assicura il governatore, «non è in discussione». «Il principio costituzionale dell'equilibrio di bilancio» spiega Visco all'Avvenire, «garantirà nel tempo una discesa graduale del rapporto debito/Pil». «E il ritorno a un'inflazione prossima al 2% e a una crescita di almeno l'1% renderà più rapida questa riduzione».

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