ROMA,. Gli orti urbani in Italia sono triplicati in due anni e hanno raggiunto il record di 3,3 milioni di metri quadri. È quanto emerge da un' analisi della Coldiretti in occasione della presentazione della prima rete di «tutor dell'orto» promossa dalla Fondazione Campagna Amica. «Le coltivazioni degli orti urbani - sottolinea Coldiretti - non hanno scopo di lucro, sono assegnati in comodato ai cittadini richiedenti e forniscono prodotti destinati al consumo familiare.
Oltre a rappresentare un aiuto per le famiglie in difficoltà, concorrono a preservare aree verdi residue tra le aree edificate destinate altrimenti all'abbandono e al degrado». A livello nazionale sono 57 le amministrazioni comunali capoluoghi di provincia che hanno messo a disposizione orti urbani per la cittadinanza. Si tratta in media di una percentuale pari a poco meno del 50 per cento del totale, ma esiste una forte polarizzazione regionale, con la percentuale che sale all'81 per cento nelle città del Nord (oltre che a Torino, superfici consistenti sono dedicate anche a Bologna e Parma, entrambe intorno ai 155 mila metri quadrati). Meno di due città capoluogo su tre al Centro Italia hanno orti urbani, mentre nel Mezzogiorno sono presenti solo a Napoli, Andria, Barletta, Palermo e Nuoro. A questi spazi 'legalì - prosegue Coldiretti -, se ne aggiungono altri occupati forzatamente da gruppi spontanei, spesso giovanili, che attuano la cosiddetta guerrilla gardening'.
La crisi economica - conclude Coldiretti - fa dunque ricordare i tempi di guerra quando si diffondevano gli orti per approvvigionamenti alimentari. Sono famosi i «victory gardens»
degli Stati Uniti e del Regno Unito dove nel 1945 venivano coltivati 1,5 milioni di appezzamenti sopperendo al 10% della richiesta di cibo. Ma sono celebri anche gli orti di guerra italiani nati nelle grandi città nell'osservanza dell'imperativo del Duce, «non (ci fosse) un lembo di terreno incolto».
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