ROMA. In dieci anni è sceso il numero di distretti industriali ma è cresciuta la loro dimensione. In base ai dati dell'Istat, nel 2011 erano infatti 141, 40 in meno rispetto al 2001 e «rappresentano circa un quarto del sistema produttivo del Paese, in termini sia di numerosità (sono pari al 23,1% del totale dei Sistemi Locali di Lavoro) sia di addetti (assorbono il 24,5% dell'occupazione) sia di unità produttive (il 24,4% delle unità locali è localizzato nei distretti)». Aumenta invece la dimensione dei distretti: ognuno è costituito
da 15 comuni,nel 2001 erano 13.
L'occupazione manifatturiera distrettuale - continua l'Istat - rappresenta oltre un terzo di quella complessiva italiana, in linea con quanto osservato nel 2001. Nei distretti industriali risiede «circa il 22% della popolazione italiana» e - come spiega l'Istituto nazionale di statistica - si tratta di entità socio-territoriali costituite da una comunità di imprese e di persone unite, oltre che da relazioni territoriali, anche dai legami socio-economici. Queste imprese appartengono prevalentemente a uno stesso settore di attività economica, che ne definisce l'industria principale, e sono caratterizzate da piccole e medie dimensioni.
Nonostante la diminuzione della quota di occupazione manifatturiera assorbita dai distretti (dal 70,9% nel 2001 al 65,8% nel 2011), secondo l'Istat «il settore manifatturiero italiano si conferma caratterizzato dal modello distrettuale». I distretti industriali costituiscono infatti «il 64,1% dei Sistemi Locali del Lavoro prevalentemente manifatturieri e assorbono il 65,8% degli addetti dell'industria manifatturiera», conclude la nota.
Il territorio di riferimento del modello distrettuale italiano resta il Nord-est con 45 distretti. Secondo i dati del 2011 forniti dall'Istat, in questa zona «oltre due terzi dei Sistemi Locali del Lavoro corrispondono a distretti industriali». Nel Nord-ovest - continua l'Istat - ci sono 37 distretti e al Centro 38. Al Sud ce ne sono 17, distribuiti fra Puglia (7), Campania (6) e Abruzzo (4).
Nelle Isole sono concentrati solo in Sardegna, dove tutti i sistemi locali manifatturieri hanno caratteristiche distrettuali. Ma il distretto più ampio è quello di Bergamo, «sia come numero di comuni (123) sia come unità locali e addetti» sottolinea l'istituto nazionale di statistica. Dopo Bergamo, nelle prime dieci posizioni per numerosità di impianti produttivi e occupati «ci sono i distretti di Padova, Busto Arsizio, Como, Brescia, Prato, Reggio nell'Emilia,
Treviso, Lecco e Vicenza», prosegue l'Istat.
Tra i distretti industriali che fanno segnare le migliori performance ci sono quelli alimentari, che rappresentano il 10,6 per cento del totale, e con vini del Chianti, il caffè, le confetterie e il cioccolato torinese, ma anche il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, i vini del Veronese, i dolci di Alba e Cuneo e l'area di Parma si collocano nella top 15 dei distretti. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all'analisi dei distretti industriali dell'Istat. I distretti alimentari censiti dall'Istat sono 15 con 7.326 unità locali e 72.810 addetti e - sottolinea la Coldiretti - potrebbero avere un forte impulso dall'appuntamento dell'Expo.
Dai distretti alimentari viene un importante contributo all'export che nel 2014 ha fatto registrare il record storico per i prodotti agroalimentari e bevande nazionali raggiungendo il valore di 34,3 miliardi, con un aumento del 2,4 per cento rispetto all'anno precedente, secondo una analisi Coldiretti su dati Istat. Un risultato ottenuto - sottolinea la Coldiretti - nonostante le difficoltà che si sono registrate a seguito dell'embargo russo che ha sancito, a partire dall'8 agosto, il divieto all'ingresso di una lista di prodotti agroalimentari.
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