«Il sistema delle imprese - scrive Unioncamere sulla base dei dati "Movimprese" raccolti e elaborati da Infocamere - sembra aver ritrovato il passo della crescita e, nonostante una buona parte dell'anno trascorsa con l'affanno, alla fine del 2014 mette a segno un saldo positivo tra aperture e chiusure. Il bilancio, di poco superiore alle 30mila unità, è pari a un tasso di crescita del numero delle imprese registrate dello 0,51%, più che doppio rispetto all'anno precedente (+0,21%)».
Questo discorso non vale per l'edilizia, ove la situazione risulta essere nera. Nel settore delle costruzioni, infatti, sulla base degli stessi dati, il saldo 2014 tra imprese nate e morte (cessazioni, per i più vari motivi) è negativo per 7.308 unità (su uno stock a fine 2014 di 861.744 imprese). E' andata male anche per l'egricoltura, con un saldo negativo di 15.742 unità (anche se in questo caso pesa il fenomeno del cambio di destinazione d'uso dei suoili agricoli), su un totale di 766.256 imprese. Negativo anche il settore attività manifatturiere (l'industria), che partendo da uno stock di 587.987 imprese a fine 2014 ne perde 3.984 come saldo tra nuove entrate e cessazioni. Il quarto settore a perdere numeri è quello delle "attività immobiliari", saldo a 2.521 da uno stock di 283.025. Cali, ma di fatto vicino allo zero, per "trasporto e magazzinaggio" (-368 e stock a fine 2014 di 172.516 imprese) e "estrazione di minerali da cave e miniere" (-20 e stock di 4.511). Tutti gl altri settori hanno un saldo positivo, come il commercio, le costruzioni, le attività manifatturiere, servizi alloggio e ristorazione, attività immbiliari, attività scientifiche e tecniche, noleggio, trasporto, servizi di informazione e comunicazione, sanità e assistenza sociale, istruzione.
«In termini generali - segnala Unioncamere - il risultato appare totalmente determinato dalla fortissima frenata delle cessazioni (340.261 le imprese che hanno chiuso i battenti, 31.541 unità in meno rispetto a quanto avvenuto nei dodici mesi precedenti). Il dato è il migliore dal 2010 e segnala una probabile inversione di tendenza nelle attese degli imprenditori oggi attivi, che intravvedono la possibilità di un effettivo rilancio delle attività nel corso del 2015». «Al dato positivo dello stop nell'emorragia di imprese, fa eco un segnale altrettanto importante dal lato delle aperture. Nei dodici mesi appena trascorsi, infatti, le nuove iniziative sono state 370.979, un risultato insperato benché inferiore a quello dell'anno precedente. Aldilà della conferma che, per chi si accinge a fare impresa, le incertezze del quadro economico non sono ancora del tutto superate, il dato sembra indicare l'urgenza di completare le riforme economiche (da quella del lavoro, al fisco, alla semplificazione) per facilitare l'avvio di nuove iniziative».
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