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L’avocado siciliano vince all’estero, richiesta più alta della produzione

Territori adatti alla coltivazione sono quelli vulcanici a Giarre, Riposto, Giardini Naxos e Fiumefreddo. Dai primi impianti emerge che in Sicilia si ottiene un frutto di alta qualità: prelibato, cremoso e compatto

MILANO. L’avocado non è un frutto autoctono siciliano, eppure da alcuni anni ottiene un successo sempre maggiore tra i produttori dell’Isola. E pare che il frutto coltivato in Sicilia abbia qualità davvero superiori.: è prelibato, cremoso e compatto. Sarà la tipologia della terra, il clima o la vocazionalità di alcune aree, fatto è che sta diventando un frutto su cui scommettere. Anche i mercati esteri sembrano gradire: Polonia, Francia, Svizzera e Belgio. «La richiesta alta ma la produzione è insufficiente», dice Andrea Passanisi, delegato provinciale di Coldiretti Giovane Impresa Catania a proposito dell’avocado, con cui ha vinto l’Oscar Green 2014.

La tropicizzazione della nostra isola ha evidentemente portato nuove colture tutte ancora da scoprire: «Io sono anche un produttore - dice Passanisi - e nel mio lavoro cerco di dare identità al prodotto. Le nostre zone sono particolarmente vocate alle colture tropicali», continua. Tra innovazione e tradizione, l’avocado «è accolto dai nostri terreni naturalmente. Ricco di humus e di vari elementi, il sostrato dà una forte carica alla bontà del frutto, facendolo diventare qui in Sicilia un prodotto unico».

Ovviamente, data la varietà dei terreni e dei territori siciliani, non tutti sono vocati alla sua coltivazione. Quelli vulcanici e di recente lava sono quelli più ambiti: Giarre, Riposto, Giardini Naxos e Fiumefreddo, ovvero tutta la zona ionica alle pendici dell’Etna. «In Sicilia si può avere un prodotto di alta qualità. Importante è rispettare vocazionalità, non avere un approccio approssimativo e garantire una corretta quantità idrica. Solo così si può puntare all’eccellenza», dice invece Carlo Nicotra, amministratore delegato di Sicily Avocado Farms che raccoglie un piccolo gruppo di agricoltori siciliani che esportano all’estero. «È aumentato l’interesse per il biologico - prosegue - ma a volte si improvvisa. Gli impianti sono stati creati già dieci anni fa e si cerca sempre di migliorare». E l’avocado si presta molto al bio «perché ha bisogno di acqua pura», spiega Giulia Crespi, milanese che ha scelto di operare in Sicilia: «Credo molto nella produzione di avocado. Quello siciliano è un prodotto molto valido. E su cui si può investire tanto perché anche i mercati sembrano apprezzare».

Il prezzo pare appagare i sacrifici. L’avocado varia tra gli 1,80 e i 3 euro a seconda della qualità, dai costi di trasporto e dalla quantità acquistata. Di certo, il mercato non è saturo per un frutto versatile nelle ricette e allo stesso tempo salutare. Dall’antipasto al dolce, è utilizzato nella cucina casalinga così come in quella stellata. Bacon, Fuerte, Hass restano le tre varietà commerciali, anche se quella più apprezzata per i valori organolettici è la Hass. La differenza tra un nostro prodotto e quello di importazione? «Abissale. Io raccolgo la mattina e in poche ore è a casa del cliente. Questa è attenzione e qualità», sottolinea Passanisi, che ha fondato il brand Sicilia Avocado e che si rivolge ai giovani invitandoli «all’impegno, sacrificio e determinazione. Bisogna stringere i denti e sviluppare le proprie idee. Quello di avere portato innovazione con l’avocado pure mantenendo tecniche tradizionali è l’esempio che si dovrebbe seguire, il leit motiv dei giovani che cercano un riscatto in agricoltura. Al di là del singolo produttore. Il fare gruppo porta alla consapevolezza dell'eccellenza». Perché quello che veramente conta è il prodotto.

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