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Record nei permessi sindacali: la Regione ora punta ai tagli

In Sicilia sono dieci volte di più di quelli degli statali. Nel progetto di riforma del governo anche la riduzione del budget per i premi di rendimento, oggi a quota 40 milioni

PALERMO. I permessi sindacali alla Regione sono dieci volte di più di quelli concessi agli statali e i tagli proposti negli ultimi anni hanno finito per provocare un aumento invece che una diminuzione. La Corte dei Conti ha più volte denunciato la facilità con cui negli assessorati vengono assegnati questi permessi e ora il governo prova a mettere una pezza: un progetto di riforma è già stato scritto e dovrebbe finire nella Finanziaria che l’assessore all’Economia Alessandro Baccei sta mettendo a punto per aprile, pur continuando a non fornire alcun dettaglio pubblico.
Il tema è uno di quelli che più di tutti hanno attirato l’attenzione della sezione di Controllo della Corte dei Conti, presieduta da Maurizio Graffeo: «Il contingente dei permessi sindacali in ambito nazionale è pari a 76 minuti e 30 secondi annui per dipendente - è scritto in una recente relazione - mentre in ambito regionale il pacchetto dei permessi sale a 775 minuti e 50 secondi per dipendente. Dunque in Sicilia è più di dieci volte superiore».
In termini assoluti i permessi sindacali concessi nel 2013 - ultimo dato ufficiale disponibile - sono stati 13.114 mentre l’anno prima erano stati 10.994. E anche questo ha provocato una segnalazione della Corte dei Conti, visto che non si notano gli effetti di un taglio che era stato deciso a fine 2010: «Gli atti posti in essere dal governo hanno depotenziato la riferita volontà di pervenire a un allineamento del permessi regionali alle norme vigenti in ambito nazionale. Con una delibera di giunta si è previsto, in via transitoria, una riduzione del 30% ma poi con un’altra delibera si è deciso di effettuare la riduzione in un biennio procedendo ogni anno con un taglio del 15% invece della riduzione progressiva del divario esistente con la disciplina nazionale».

In pratica i tagli che dovevano essere ogni anno maggiori sono stati spalmati e ridotti. Al punto che, nei fatti, dopo un primo calo nel 2011 sono tornati a salire nel 2013 sfruttando anche un’altra anomalia del sistema: ogni anno il numero dei permessi dati sulla carta è maggiore di quelli effettivamente goduti, diminuisce però solo la prima voce mentre la seconda aumenta. Per esempio, nel 2012 i permessi sulla carta dovevano essere 19.820 ma ne sono stati sfruttati realmente 10.994, l’anno dopo quelli sulla carta sono scesi a 16.324 mentre quelli goduti effettivamente sono saliti a 13.114. Tanto basta alla Corte dei Conti per concludere che «il fronte delle prerogative sindacali non è stato interessato da interventi correttivi».

La Regione ha iniziato ad affrontare il tema fine novembre, quando l’allora assessore Marcella Castronovo ha predisposto una bozza di riforma del pubblico impiego che prevedeva anche il taglio dei permessi: «Il progetto - spiega Luciana Giammanco, dirigente dell’assessorato - prevedeva un adeguamento ai livelli nazionali in due fasi. Anche se è previsto che ci sia una contrattazione con i sindacati presso l’Aran». La Castronovo si è dimessa a fine anno ma il taglio dei permessi sindacali è stato - silenziosamente - inserito da Baccei nella raod map consegnata a Palazzo d’Orleans per le riforme che dovrebbero permettere alla Regione di arrivare a Roma con maggiore credibilità per ridiscutere i rapporti finanziari e risolvere l’emergenza economica.

Oggi il maggior numero di permessi è assegnato ai Cobas Codir, sigla autonoma più rappresentativa guidata da Marcello Minio e Dario Matranga, che contestano i dati ufficiali: «Nel confronto con gli statali non si tiene conto delle aspettative concesse a questi ultimi e in più a livello nazionale si considerano solo i permessi dati ai sindacati di categoria e non anche quelli assegnati ai confederali. In questo modo il divario sembra maggiore».

Intanto però nei piani del governo c’è anche un altro tagli, che colpirà tutti i dipendenti e non solo i sindacalisti. La Corte dei Conti ha più volte segnalato che anche sul budget destinato ai premi di rendimento, circa 40 milioni, c’è una anomalia. A livello nazionale questo montepremi viene ridotto ogni anno in proporzione al numero dei pensionamenti mentre alla Regione resta intatto: dunque un numero minore di funzionari e dirigenti si divide sempre la stessa torta. Per di più, segnala ancora la Corte, praticamente senza valutazione dei risultati effettivi che determinerebbero i premi. Ma un’altra norma che verrà inserita in Finanziaria - spiega la Giammanco - prevede proprio l’adeguamento al sistema nazionale. E ciò dovrebbe consentire un risparmio alla Regione.

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