PALERMO. No allo spreco delle risorse finanziarie per iniziative clientelari che creano precariato senza futuro. No al commissariamento degli enti che danno ossigeno alle aziende e allo «scippo» dei fondi a loro destinati. Gli imprenditori del «Tavolo per la crescita e lo sviluppo», che raccoglie tutte le associazioni di categoria regionali (da Confartigianato a Legacoop a Confindustria), puntano il dito contro la «non politica» del governo Crocetta e per fare sentire le loro ragioni domani terranno un sit-in davanti l'assessorato regionale all'Economia. Coordinatore del «Tavolo» è Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato Sicilia.
Un tempo si diceva che l'artigianato e la piccola industria in generale rappresentavano la vera «ossatura» dell'economia siciliana e ora?
«Una tesi che di fronte alla crisi generalizzata delle grandi industrie, e basta citare l'esempio drammatico della Fiat di Termini, è quanto mai attuale. Le migliaia di piccole e medie imprese diffuse sul territorio sono spesso le uniche a restare in piedi e creare lavoro vero. E lo fanno tra mille difficoltà, come provano le 4 mila aziende artigiane che si sono perse in Sicilia dal 2012 ad oggi, con un saldo negativo tra nuove iscrizioni e cancellazioni del 2,76 % nel 2013 e del 2,58 % nel terzo trimestre di quest'anno».
Di fronte a questa situazione come si muove la Regione?
«Forse intende dire quanti danni riesce a provocare? Perché non c'è dubbio che in una realtà drammatica come quella dell'economia siciliana la classe politica dovrebbe costruire ponti d'oro davanti agli imprenditori affinché resistano sul mercato e creino posti di lavoro veri e duraturi. Invece si continuano a sperperare miliardi di euro in esperienze fallimentari come la formazione, i cantieri di servizio, la creazione di nuovi bacini di precariato. Iniziative clientelari che hanno distrutto l'economia reale "schiacciando" le forze migliori, tanto tra i lavoratori che tra gli imprenditori, e creando un vero e proprio esercito di precari senza futuro che rappresentano solo un peso per le casse pubbliche».
Voi sottolineate soprattutto la mancanza di finanziamenti alle imprese
«La Regione aveva creato due istituti come la Crias e l'Ircac per sostenere le imprese, concedendo agevolazioni indispensabili in presenza di un mercato del credito ingessato. Entrambi sono commissariati da anni e non riescono ad operare. In questo momento alla Crias ci sono 300 pratiche già deliberate, per un totale di 40 milioni di euro, e altre 200 in attesa, per altri 35 milioni. Un totale di 75 milioni di euro che sarebbero vitali per l'intera economia e che, va sottolineato, sono soldi che ritornano. E invece che fa il governo regionale? Scippa 19 milioni di euro dal fondo di rotazione per destinarli a spese improduttive».
Quali sono le vostre proposte?
«La priorità è rimpinguare immediatamente il fondo di rotazione della Crias e sbloccare i finanziamenti. Ma chiediamo al governo regionale di avviare una seria politica per il credito agevolato alle imprese, che Ircac e Crias tornino ad essere amministrati, che si ridiscuta la proposta concordata con l'allora assessore Bianchi di utilizzare i fondi europei. E, soprattutto, che questo governo e questo assessore paracadutato da Roma ascoltino chi l'impresa la fa realmente, senza improvvisare inseguendo le emergenze».
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