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Crocetta in sintonia con la Corte dei Conti: «Taglieremo pensioni e dirigenti»

Il governo ha in cantiere un piano di prepensionamenti: via 700 posti da funzionari con un risparmio di 40 milioni in 3 anni

PALERMO. La Uil sfida il nuovo esecutivo «ad avviare la riforma della Pubblica amministrazione entro 60 giorni». La Cisl propone «un piano di risparmi strutturali, attraverso la riorganizzazione di aree e servizi».

La Cgil ritiene che «l'abolizione delle Province è l'ennesima riforma mancata, che avrebbe consentito di trasferire compiti dalla Regione ai territori». Ecco cosa pensano i tre sindacati confederali della necessità sollevata dal presidente della sezione di Controllo della Corte dei Conti, Maurizio Graffeo, di intervenire sulla gestione del personale regionale, vista la situazione dei conti pubblici, così grave da mettere a rischio gli equilibri di bilancio. Provocano, invece, i magistrati contabili, i Cobas, secondo cui «non è vero che tutti gli stipendi sono elevati, visto che circa 6 mila regionali delle fasce più basse guadagnano poco più di mille euro al mese».
Il presidente della Regione Crocetta controbatte dicendo che «con la Corte dei Conti siamo in perfetta sintonia. Ho annunciato che nella Finanziaria metteremo la riforma delle pensioni, il taglio delle postazioni dirigenziali superflue e tutte le riforme per togliere i privilegi». La riforma della pubblica amministrazione che ha in cantiere il governo prevede un piano di prepensionamenti con cui si risparmierebbero 40 milioni in 3 anni e il taglio di almeno 700 postazioni dirigenziali che, eliminando indennità extra anche di 15 mila euro, porterebbe 10 milioni di risparmi annui.
In particolare, Cgil, Cisl e Uil concordano con Graffeo sul bisogno di dire «stop alla distribuzione a pioggia del salario accessorio ai dirigenti» e chiedono «l'introduzione di un sistema di premi legato al miglioramento dell'efficienza produttiva». I tre sindacati condividono, poi, la necessità di rivedere l'organizzazione centrale e periferica degli uffici, ma si dicono contrari «ai trasferimenti arbitrari dei dirigenti, senza accordi sindacali».

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