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Il flop dei Mercati agroalimentari di Catania

La struttura doveva essere una vetrina per le aziende dell’ortofrutta, dell’ittica e del florovivaistico ma è semivuota e affonda nei debiti: la Regione pronta all’azione di responsabilità per i vecchi dirigenti

PALERMO. Per realizzarli sono stati impiegati 20 anni e 63 milioni, per mandarli in crisi sono bastati 3 anni: anche perchè è davvero difficile pensare che nel pieno della crisi si potessero trovare aziende disposte ad affittare locali alla modica cifra di 250 euro al metro quadrato. Anche per questo motivo i Mercati agroalimentari di Catania sono una cattedrale vuota, sommersa da debiti e da un piano industriale che l’attuale presidente, Emanuele Zappia, non esita a definire folle. E ora su tutto ciò la Regione e l’Ars hanno deciso di accendere i riflettori: bloccati i finanziamenti, sono pronte le prime azioni di responsabilità per i vecchi amministratori.
La prima volta che si parlò dei Mercati agroalimentari (la sigla è Maas) era il 1989 ma l’inaugurazione è arrivata solo nell’aprile del 2011 dopo contenziosi e ritardi che hanno azzerato il capitale sociale iniziale. La Regione è il socio di maggioranza (94%) di una struttura pensata per diventare vetrina e base di scambi per gli imprenditori dell’ortofrutta, del mercato floro-vivaistico e del settore ittico. Eppure nel primo anno di attività, il 2011, le perdite registrate ammontavano a un milione e 505 mila euro. L’anno dopo si è arrivati a un milione e 674 mila euro. E nel 2013 la perdita è stata di un milione e 445 mila euro per un totale nel primo triennio di attività di 4,6 milioni.
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