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Confindustria, Montante: "Temiamo più la burocrazia della mafia"

CATANIA. La burocrazia è peggio della  mafia, fa più paura a chi vuole investire, perchè è invisibile e  ha mille volti. Invece contro la criminalità organizzata si  combatte, anche grazie alla magistratura e alle forze  dell'ordine. La denuncia arriva dal delegato di Confindustria  per la legalità, Antonello Montante, leader degli industriali  Sicilia e protagonista della svolta nella lotta al racket delle  estorsioni, che ha incontrato a Catania, assieme ad altri  componenti del direttivo, il sindaco Enzo Bianco. «Il costo che un imprenditore non  può pianificare è proprio quello della burocrazia e degli imbuti  creati ad hoc nei quali si insinua anche la mafia», avverte  Montante. E «chi decide di investire in Sicilia,  paradossalmente, teme più la burocrazia della mafia, perchè  quest'ultima sa di poterla combattere grazie al sostegno di  magistratura, forze dell'ordine e associazioni datoriali»,  aggiunge. Invece la burocrazia è «più subdola».



Montante poi fa un appello al governatore Crocetta. «Ricerca e sviluppo sono il punto  di forza di un'impresa e Catania rappresenta un laboratorio  unico da sviluppare e da sostenere. Oggi più che mai abbiamo  bisogno di un mercato normale e quindi competitivo, perchè solo  così è possibile creare sviluppo. Ma per andare avanti, e questo  voglio dirlo al governatore Crocetta, è necessario un serio  piano industriale, una pianificazione che coinvolga sindaci e  forze produttive», ha detto Montante, che ha inviatato il governo ad una maggiore collaborazione sulla programmazione dell'Unione Europea. «Sulla spesa dei fondi europei è  necessaria una seria pianificazione degli interventi e il  governo regionale non può non coinvolgere le associazioni  datoriali che possono dare un contributo importante per evitare  di commettere gli errori del passato. Oggi assistiamo a una situazione assurda per cui non  riusciamo a spendere i fondi europei perchè manca la parte di  cofinanziamento - aggiunge - Altre Regioni, come ad esempio la  Puglia, sono riusciti a superare brillantemente questo ostacolo.  E la Sicilia cosa pensa di fare?». 

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