PALERMO. La Regione ha già finito i soldi destinati a pagare la cassa integrazione nel 2012 ai lavoratori che hanno perso il posto. Di più, l’Inps ha già erogato anticipazioni a questi lavoratori che provocheranno un buco nelle casse pubbliche già quantificato in almeno una trentina di milioni.
Mentre a Roma è esploso il caso esodati, in Sicilia è già emergenza cassintegrati: il rischio è che la Regione sia costretta a fermare, da luglio, l’erogazione degli assegni (in tutto o in parte). E per scongiurarlo oggi si terrà un vertice all’assessorato al Lavoro.
Ieri la dirigente del dipartimento, Anna Rosa Corsello, ha messo ordine nei primi dati di un monitoraggio che ha lasciato di stucco anche i tecnici più esperti e gli stessi sindacalisti. «A inizio d’anno - spiega la Corsello - lo Stato ha stanziato 20 milioni per la cassa integrazione in Sicilia. A queste somme la Regione ha aggiunto altri sei milioni circa di fondi propri. Ma, per fare un esempio, al 31 maggio scorso nella sola provincia di Palermo era stata erogata cassa integrazione per 33 milioni. E una proiezione dei dati su base regionale porta a stimare che sia già stato superato il tetto dei 60 milioni. E siamo solo a metà anno».
L’emergenza sta mettendo agitazione nelle segreterie dei sindacati. E nasce soprattutto dal fatto che nel sistema del welfare siciliano sono piovuti - oltre ai lavoratori delle aziende colpite dalla crisi economica - i dipendenti degli enti di formazione professionale che da gennaio a oggi non hanno lavorato per effetto del ritardo nell’avvio dei corsi. Le cifre anche in questo caso sono da record negativo: «Fino a oggi - spiega Giuseppe Raimondi della Uil - i lavoratori che gli enti hanno messo in cassa integrazione sono circa 2.500. Ce n’è già un altro migliaio dei due enti più grossi, Ial e Enfap, che sono sospesi dal lavoro e per cui si attende solo il decreto che autorizza la cassa integrazione. Nella stessa situazione ci sono almeno altre 2 mila persone di decine di enti più piccoli in tutta la Sicilia. Si tratta di lavoratori che sono fermi da gennaio o poco oltre e che in pratica hanno già maturato il diritto alla cassa integrazione che va solo riconosciuto». Il totale dei dipendenti della formazione a finire in cassa integrazione potrebbe presto arrivare a 5 mila, il doppio rispetto al 2011. E in più ci sono i cassintegrati di tutti gli altri settori in crisi.
Il sistema però non reggerà. E per questo motivo l’assessore Beppe Spampinato ha convocato per il vertice di oggi anche il dirigente del dipartimento Formazione, Ludovico Albert. L’assessorato sta valutando alcune soluzioni per aumentare il budget destinato alla cassa integrazione: innanzitutto la Regione dovrà chiedere allo Stato di stanziare più soldi per la cassa integrazione dei siciliani. Ma a livello nazionale la situazione non è rassicurante e i sindacati riferiscono dati informalmente raccolti secondo cui anche nelle altre regioni è stato superato il budget messo a disposizione a inizio d’anno. L’aiuto romano potrebbe quindi essere difficile da ottenere. Spampinato tenterà un’altra strada: «Ci sono delle somme che è possibile sbloccare. Dialogheremo con l’Inps. Spero di poter scongiurare presto il rischio di fermare la cassa integrazione».
Cassaintegrazione in Sicilia, esauriti i soldi
L’Inps ha già erogato anticipazioni a migliaia di lavoratori che provocheranno un buco nelle casse pubbliche già quantificato in circa trenta milioni. L’emergenza nasce soprattutto dal fatto che nel sistema del welfare siciliano sono piovuti i dipendenti degli enti di formazione professionale che da gennaio a oggi non hanno lavorato per effetto del ritardo nell’avvio dei corsi
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