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Fisco: ecco cosa cambia

La commissione bicamerale ha approvato il decreto sul federalismo regionale e provinciale. Le Regioni si vedono ripristinati 425 milioni per il trasporto pubblico locale nel 2011 e posticipato lo sblocco delle addizionali Irpef previsto già da quest'anno

ROMA. Via libera al secondo grosso tassello del federalismo fiscale. La commissione bicamerale presieduta da Enrico La Loggia ha approvato il decreto che, dal 2013, rivoluziona il fisco regionale e provinciale e modifica gli standard di costi e prestazioni della sanità regionale. Sul testo arriva, dopo un lungo lavoro di mediazione della Lega, il nulla osta del Pd che si astiene mentre Terzo Polo e Idv votano contro con Gianfranco Fini che va giù duro e denuncia un 'rischio Belgio' per il Paese con il federalismo.     
Il provvedimento, grazie al lavoro di mediazione del ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ottiene anche l'ok delle Regioni che si vedono ripristinati 425 milioni per il trasporto pubblico locale nel 2011 e posticipato lo sblocco delle addizionali Irpef in un primo tempo previsto già da quest'anno.    
Esulta il Carroccio che parla di "svolta storica" ed è soddisfatto il Pdl ("una bella pagina di legislatura" dice il relatore Massimo Corsaro; mentre La Loggia sottolinea come "gli appelli di Napolitano iniziano a essere accolti"). La maggioranza, grazie al voto del Pd, riesce a scongiurare il pareggio in commissione e può portare subito il testo al primo dei Consigli dei ministri utile per il via libera definitivo e la pubblicazione in Gazzetta dopo la firma del Quirinale.     
A questo punto il percorso federale è ben oltre la metà dell'opera. Questo è il quinto dei decreti approvati e all'appello ne mancano altri tre già approvati in via preliminare in Cdm (perequazione infrastrutturale; premi e sanzioni per gli enti virtuosi e inadempienti e armonizzazione dei bilanci). Il ministro Calderoli dovrebbe comunque chiedere una proroga di quattro mesi alla delega che scade il 21 maggio per avere il tempo di mettere a punto anche almeno un altro decreto su Roma Capitale e altre limature alla riforma (ci sono altri 2 anni per i decreti correttivi, alcuni già annunciati come quello della revisione della Tarsu).    
Il via libera della bicamerale arriva dopo settimane di trattative. In mattinata il governo, dando garanzie sui fondi per il tpl (trasporto pubblico locale) incassa l'ok delle Regioni, mentre anche l'Anci in serata si dice soddisfatta. In zona Cesarini, poco prima del voto, arriva anche il via libera del Pd dopo che anche l'ultima richiesta dei democrats è stata accolta. Entra infatti nel testo una 'clausola di salvaguardia' che impedisce l'aumento delle tasse locali dovuto ai tagli alle regioni della finanziaria 2010. "Noi siamo responsabili - sottolinea Pier Luigi Bersani - ma ora la Lega non sventoli bandierine e si fermi a riflettere perché l'albero sta salendo su storto". A spiegare l'astensione è il relatore Francesco Boccia che sottolinea che, a differenza di quanto avvenuto con il fisco municipale, "grazie all'intervento del Pd non c'é il rischio di aumento della pressione fiscale". Ma la scelta è scaturita da un confronto duro tra le posizioni di chi (in particolare dall'area franceschiniana) era per un 'no politico' e chi, invece, voleva optare per la 'riduzione del danno', con una astensione che segnasse i risultati ottenuti nel merito ("hanno accolto il 95% delle nostre proposte", sottolinea Marco Stradiotto). Ora, però, è l'invito del segretario Bersani, il governo si dovrebbe fermare e "rivedere tutta la partita fiscale". Anche perché, per dirla con il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, "la rifoma sarà completa solo con quella del fisco".    
L'opposizione, dunque, si divide sul testo con il Terzo Polo e l'Idv schierati sul no e che giudicano il provvedimento un "regalo per la Lega". E il leader di Fli Gianfranco Fini, che va all'attacco, rimarcando ancora una volta la diversità della Lega e denunciando il 'rischio Belgio' che deriva dalla devoluzione. "Non credo - dice - ci sia un rischio di secessione nord-sud ma un rischio per la coesione. Guardate il Belgio e la sua condizione di separatezza".

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