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"Strappare lungo i bordi", la serie sulla generazione '80-'90 che ha battuto Squid Game

A meno di una settimana dall'uscita è la serie più vista. Il fenomeno è quello di "Strappare lungo i bordi", la prima stagione della "creatura" di Zerocalcare in onda su Netflix dal 17 novembre e che in pochissimo ha superato persino il discussissimo "Squid Game", scivolato in settima posizione.

La storia è quella di un fumettista romano la cui coscienza prende le forme di un armadillo e che riflette sulla sua vita e su un amore mancato mentre con due amici, Sarah e Secco, va fuori città. Insomma una storia di tutti i giorni, una vicenda qualsiasi raccontata in dialetto romanesco e che ha incollato gli abbonati del canale a pagamento milioni di italiani.

Il segreto del successo? Zerocalcare racconta precarietà, solitudine, insicurezza e inadeguatezza con la chiave narrativa di una costante dose di sarcasmo e di ironia. Insomma gli ingredienti che accomunano la generazione di italiani nati fra gli anni Ottanta e Novanta (e che sono non più così giovani) che si arrabatta in una società in cui a far da sfondo ci sono malinconia e speranza.

È lo stesso Zerocalcare, ovvero Michele Rech, a raccontare di sè stesso e dei suoi personaggi: "Io in fondo sono un fottuto tristone e così ho costruito intorno a metà tanta autoironia. Ho scoperto che se banchetti con te stesso gli altri la smetteranno di farlo con te". L'uso frequente delle parolacce? "È vero, dico una parolaccia ogni tre parole, ma mi e' stata data libertà totale in questo senso. Non ci sono però mai espressioni omofobe o sessiste. Quando ne faccio uso, le metto in bocca a personaggi negativi che voglio mettere in cattiva luce".

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