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Myss Keta, in uscita "Il cielo non è un limite": il visionario Ep tra testi, suoni e voce

Il suo segno distintivo è sempre stata la mascherina a nasconderle il volto, abbinata a un paio di occhiali scuri. Myss Keta, rapper dall’identità sconosciuta, suo malgrado, ha anticipato i tempi, in un gioco di specchi tra lei e il mondo che ci circonda oggi.

«Myss Keta indossa la maschera da un punto di vista concettuale: per far immergere le persone nel suo personaggio e nel suo mondo - racconta la rapper milanese parlando di sé in terza persona, marcando così la distanza tra persona e personaggio, nel giorno in cui presenta il nuovo Ep Il Cielo non è un limite, in uscita il 13 novembre per Island Records/Universal Music Italia -. Vedere tutti intorno a me indossare la mascherina non credo mi abbia depotenziato, anzi, Myss è ancora forte e capace di dire tante cose, ma questa situazione mi ha offerto tanti spunti di riflessione: ho capito quanto è complicato parlare con persone di cui non riesci a vedere l’espressione».

Il Cielo non è un limite, anticipato dai singoli Giovanna Hardcore e Due e che contiene in tutto sette tracce con un featuring di Priestess e un cameo di Lilly Meraviglia, è focalizzato sugli elementi naturali di aria e cielo. Arriva dopo i lavori Una vita in capslock e Paprika, che le hanno dato la notorietà.

«E' venuto naturale, dopo aver passato nei mesi scorsi tanto tempo chiusi in luoghi delimitati. Dalle nostre finestre riuscivamo a vedere il cielo come fosse incorniciato in un quadro, un’apertura non solo verso l’esterno, ma anche verso la nostra interiorità».

E proprio per sottolineare il legame con il cielo, che si apre verso spazi e mondi infiniti, il nuovo progetto è stato presentato dalla Torre Galfa, iconico grattacielo di Milano tutto vetro e acciaio. Un lavoro in cui Myss Keta osa, senza limiti, esplorando anche le tante possibilità offerte dal doppelganger, ovvero dalla moltiplicazione del suo io. «In ogni canzone c'è una Myss Keta diversa. Arrabbiata, sguaiata, felina, misteriosa o moderna dea della caccia», racconta ancora la Regina di Porta Venezia, di cui si è occupato anche il New York Times, spiegando come dal punto di vista dei suoni, il mondo di riferimento siano stati quelli futuristici degli anni Novanta, dalla jungle alla deep house.

«Sonorità supersperimentali e superistintive. Ho osato anche nella vocalità: molto recitata e molto estremizzata. Direi performativa. E nei testi, dato che ho cantato in tedesco, inglese e persino in greco antico». Le ispirazioni letterarie per l’ep, e per l’esplorazione nei mondi interiori e immaginifici, Myss Keta le ha trovate nelle immagini visionarie dello scrittore James G. Ballard e del regista David Cronenberg, «che esprimono benissimo il contemporaneo».

La madrina spirituale, invece, dice sia stata Grace Jones, che insieme a Madonna, Raffaella Carrà, le Spice Girls, Loredana Bertè, Britney Spears, Charlie XCX hanno contribuito alla sua formazione. A febbraio Myss Keta ha assaporato l’aria del festival di Sanremo, conducendo L’altroFestival con Nicola Savino, ma per ora nessuna intenzione di calcare il palco dell’Ariston in gara. «Non ho presentato il pezzo. Tornare a condurre? Non so ancora
cosa mi riserverà il 2021».

Lei, donna rapper in un mondo dominato dagli uomini, parla anche dell’elezione di Kamala Harris a vice presidente degli Stati Uniti D’America. «Mi fa piacere anche se a livello politico non mi rappresenta completamente. E’ importante che ci sia una donna alla Casa Bianca, ma è ancora più importante trasformare questa notizia in volontà di trasformare le cose anche qui. E’ il 2020, siamo pronte, siamo pronti».

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