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Il teatro riparte ma dice no alla mascherina

Mascherine e distanze anche sul palco. E un tetto alle presenze - 200 al chiuso, 1000 all’aperto - nel quale si dovranno comprendere tutti i lavoratori, dagli artisti sul palco ai macchinisti, il personale di sala. Gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico dicono sì alla ripartenza, dalla prima settimana di giugno, cinema, festival, teatri. Ma nei loro suggerimenti sottolineano la necessità di rispettare «imprescindibilmente» una serie di misure che tutte insieme potrebbe rendere difficile e costosa, in qualche caso addirittura impossibile la ripartenza. Per questo le associazioni, dopo l’incontro più politico previsto per domani mattina con il ministro Franceschini, sono decise a chiedere un incontro «tecnico urgente» per trovare soluzioni alternative "specifiche», soprattutto per quello che appare il vulnus più significativo, ovvero l’imposizione della mascherina agli artisti. Perché, sottolineano dall’Agis, non è immaginabile che un cantante o un attore si esibiscano con le mascherine.

Tant'è, le accortezze suggerite dal Cts riguardano naturalmente pure gli spettatori, con biglietti venduti in anticipo e preferibilmente online, posti rigorosamente assegnati e personali , distanze di sicurezza (un metro intorno alla persona) , gel per le mani, termoscanner, mascherine, percorsi controllati, oltre per esempio alla sanificazione dei locali dopo ogni spettacolo. Ma anche il divieto assoluto di consumare bevande o cibi. E poi c'è la questione del tetto di persone ammesse, che per quanto riguarda i locali al chiuso - viene fatto notare - taglia fuori tutti i teatri più grandi e le fondazioni lirico sinfoniche, dove già tra artisti, orchestra, coro , macchinisti e altro personale il limite imposto rischierebbe di essere raggiunto senza nemmeno far entrare uno spettatore. Domani mattina di tutto questo, i rappresentanti di tutte le associazioni di cui si compone l’Associazione generale dello spettacolo guidata da Carlo Fontana si incontreranno in call con il ministro Franceschini. Un grande tavolo di lavoro al quale sono chiamate a partecipare le Regioni e i Comuni cui fanno capo tanti teatri. E li si cercherà di capire come fare, per tentare almeno una ripartenza.

Che ci sia l’ok a ripartire da giugno è comunque un buon risultato, visto fino a qualche settimana fa si diceva che i teatri sarebbero stati gli ultimi a riaprire le porte, sottolineano dall’Agis. Un obiettivo per il quale l’Associazione generale per lo spettacolo si è impegnata moltissimo in questi mesi di lockdown. Riunioni su riunioni - mentre in tutta Italia teatri e compagnie si industriavano per tenere viva l’attenzione del loro pubblico sul web - che hanno portato a un protocollo, in pratica una guida autoprodotta per la riapertura in sicurezza, che due settimane è stata consegnata al ministro perché se ne facesse latore con gli esperti del Comitato.

Una parte di queste proposte è stata accolta, sul resto però , in particolare sul nodo della produzione degli spettacoli e sulle esibizioni, i problemi rimangono. Per questo ora il teatro insisterà per un confronto «tecnico». Franceschini che pure ha molto spinto perché lo spettacolo dal vivo così come il cinema fosse messo nelle condizioni di ripartire, intende muoversi con prudenza. Anche annunciando la possibilità di ripartire qualche sera fa in occasione dei David, non ha citato una data, non è sceso nei particolari. Da domani la discussione entra nel vivo. ANSA

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