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Leotta, Fiorello o Quatriglio: la forza delle donne siciliane nel nuovo numero del Gattopardo

Diletta Leotta

Si può parlare di progetti, di fiducia, di scommesse vinte in questi tempi scanditi dal bollettino quotidiano del coronavirus? Si può provare a rompere la bolla di tempo sospeso in cui siamo imprigionati nostro malgrado e spostare l'asticella più in là, continuando a costruire il futuro? Non solo si può, ma si deve. Ne è convinto Gattopardo, il mensile della Sicilia che cresce, in edicola da oggi con il Giornale di Sicilia e con la Gazzetta del Sud.

Un numero che, seppure in questo tempo di paure, continua a raccontare storie di gente che combatte per realizzare il suo talento, che punta sull'innovazione, che coltiva la pratica preziosa della resilienza, quella di superare le difficoltà. Un numero volutamente «normale», quindi, che racconta belle storie e itinerari di un'Isola che - come tutto il Paese - uscirà piegata dalle ricadute economiche di questo tempo. Ma che non sarà sconfitta finché resterà ancorata all'ottimismo della volontà.

Ecco, quindi, sulla copertina, Diletta Leotta, la bella catanese approdata a Sanremo dopo una gavetta nelle tv della sua città e un uso sapiente dei social. Una neanche trentenne del nostro tempo che ha vinto la sua partita. Ecco Costanza Quatriglio, sensibile regista palermitana che adesso guida la sede siciliana del Centro sperimentale di Cinematografia, coltivando i talenti di quel vivaio. Ecco ancora Paolo Licata, regista del film «Picciridda», tratto dal libro di Catena Fiorello e acclamato alla scorsa edizione del Festival di Taormina.

Una Sicilia che, per stare agli slogan di questi tempi, non si ferma, anzi scalpita per ripartire. La Sicilia che ha fatto nascere ad Agrigento una scuola del musical che dà opportunità e lavoro a tanti giovani artisti, la Sicilia della spiritualità alternativa che si appresta a costruire - tra Sciacca e Caltabellotta - un Ashram di impronta indiana, ultimo arrivato dei progetti di una galassia di associazioni e di centri impegnate a cercare una strada personale nel rapporto con se stessi e con la natura. Forse da questa bella inchiesta, che racconta di pratiche alternative non settarie, non estreme, trasversali per credo religioso e per origine, può nascere una riflessione su quel che oggi accade nel nostro mondo interconnesso e sulla possibilità di rallentare il ritmo e di trovare nuove forme più sostenibili di esistenza. Una riflessione che non può prescindere dal rapporto con la natura. Quella natura che, come racconta Gattopardo, oggi è un'osservata speciale anche sull'Etna, dove tutti e quattro i crateri sommitali sono contemporaneamente in attività e questo, a memoria delle carte che da secoli tracciano l'attività del Mongibello, non era mai accaduto prima.

E poi un viaggio tra alcuni dei luoghi più suggestivi (ed esoterici) dell'Isola, in vista dell'arrivo della primavera, il 21 marzo. Il complesso rupestre della Gurfa, sulle Madonie, ad Alia, dove durante l'Equinozio una lama di luce entra nell'oculus, il foro posto alla sommità della grotta più grande e illumina l'ambiente. Dimostrazione di chi vuole che questo luogo magico altro non sia che una tomba micenea (con tutta la simbologia connessa al rapporto tra luce e buio, vita e morte) e non, come sostengono altri, un magazzino di epoca medievale. E poi l'altopiano dell'Argimusco, al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani, vicino ai borghi medievali di Montalbano Elicona, Tripi, Novara di Sicilia e Roccella Valdemone. Un «santuario naturale», testimone della presenza dell'uomo nella lontana era preistorica e dell'antica storia geologica della Sicilia, costellato da enormi rocce modellate nel corso del tempo dal soffiare del vento e dalla forza dell'acqua, che hanno assunto forme di uomini e di animali. E ancora a Scicli, la perla barocca del Ragusano, dove da secoli la festa di San Giuseppe è uno spettacolo di fiori e di fuoco, con straordinarie bardature dei cavalli composte da migliaia di petali. Con l'auspicio che questa primavera sia davvero di rinascita.

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