Il doodle di Google oggi celebra Vicente Huidobro nel 127esimo anniversario della sua nascita. Ma chi era? Vicente García-Huidobro Fernández, questo il suo nome completo, fu un poeta cileno, ideatore del creazionismo poetico, uno dei più grandi insieme a Neruda, De Rokha e Mistral. E proprio con Neruda ebbe scontri tanto accesi da definirlo "un merluzzo". Cosa è il creazionismo? La tendenza di fare della poesia uno strumento di creazione assoluta. Lo stesso Huidobro lo spiega, nella sua raccolta di saggi Manifesti, del 1925, cosa sia una poesia creata: "È una poesia nella quale ogni parte che la costituisce, e tutto l'insieme, mostra un fatto nuovo, indipendente dal mondo esterno, slegato da qualunque altra realtà che non sia la propria, che prende il suo posto nel mondo come fenomeno singolo, a parte, distinto dagli altri. Questa poesia è qualcosa che non può esistere se non nella testa del poeta. E non è bella perché ricorda qualcosa, perché ricorda cose viste, a loro volta belle, né perché descriva cose belle che potremmo anche vedere. È bella in sé e non ammette termini di comparazione. E nemmeno può essere concepita fuori dal libro". I caratteri del creazionismo furono chiariti nel prologo del suo libro Horizon carré del 1917, dove si afferma che "un'opera d'arte è una nuova realtà cosmica che l'artista aggiunge alla natura" e che bisogna "creare una poesia come la natura crea un albero". Huidobro, che nacque a Santiago del Cile nel 1893 e morì a Cartagena il 2 gennaio del 1948, visse per molti anni a Parigi dove conobbe Reverdy, Apollinaire, Arp, Picasso, e altri esponenti dell'avanguardia d'inizio secolo. Il creazionismo contribuì a rinnovare il vocabolario poetico, a scoprire ritmi più rapidi e intensi. Di Huidobro si ricorda il suo grande estro inventivo e verbale, sia in francese che in spagnolo. Oltre a "Orizzonte quadrato" (Horizon carré scrisse Stagioni scelte (Saisons choisies, 1921), Equatoriale (Ecuatorial, 1918), Altazor o il viaggio in paracadute (Al tazor o el viaje en paracaidas, 1931), Il cittadino dell'oblio (El ciudadano del olvido, 1941). Ha scritto anche un curioso breve romanzo, Satiro (1930), di echi joyceiani.