PALERMO. Salvare le specie tipiche della Sicilia è tra gli obiettivi dell' Orto botanico di Palermo. Tra questi c' è l' abete delle Madonie meglio conosciuto come «Abies nebrodensis», ma anche la viola di Ucria, la calendula marittima del Trapanese, il cardo niveo e lo sparviero di Monte Gallo.
L'Abies nebrodensis è la pianta simbolo tra le specie minacciate in Sicilia che è stata salvata dagli esperti dell' Orto botanico. A dispetto del nome scientifico, questo esemplare non vegeta sui Monti Nebrodi, ma nel territorio di Polizzi Generosa nella zona del Parco delle Madonie. Fino a una decina di anni fa ne erano stati censiti solo 30 esemplari. Tra il 2001 ed il 2005 è stato avviato un progetto «Life» finanziato dell' Unione europea che ha visto la collaborazione dell' Università de gli Studi di Palermo e in particolare l' Orto botanico, l' Ente parco delle Madonie e l' Azienda foreste della Regione che hanno collaborato per stabilizzare la popolazione dell' abete minacciato e di testare il tasso di sopravvivenza di nuove piantine con programmi in vivaio.
I progetti hanno previsto la piantumazione di abeti al di fuori dell' habitat naturale. Sono stati selezionati e conservati semi fertili di alcune piante e da questi l' Azienda Foreste Demaniali ha potuto ottenere circa 3000 piante che rafforzano ulteriormente la popolazione esistente e le speranze di sopravvivenza della specie intera. Queste piantine vanno aumentando in numero e grandezza e l' obiettivo finale è quello di ripopolare la zona di Polizzi Generosa. Una delle «mission» dell' Orto botanico di Palermo è la conservazione della biodiversità vegetale grazie anche all' allestimento di collezioni di semi conservate nella banca del germoplasma, che è stata istituita nel 1993. Il suo scopo è quello di preservare i semi delle piante in estinzione dell' area mediterranea con riferimento soprattutto alle specie selvatiche endemiche o minacciate.
«I semi vengono prelevati da esperti botanici nel loro habitat naturale - spiega la responsabile della banca del germoplasma dell' Orto botanico di Palermo, Anna Scialabba - poi in un laboratorio vengono selezionati i semi più vitali, conservati a seconda delle specie a bassa umidità e a bassa temperatura (-20 ˚C). Alcuni semi vengono impiantati nell' Orto botanico quando il clima permette compatibilità con lo sviluppo delle piante.
Altre volte è necessario il loro scambio con altre istituzioni come l' azienda Foreste per la reintroduzione in natura e la rigenerazione della flora a rischio». Nelle collezioni della banca del germoplasma si conserva il 60% di tutte le specie della flora endemica siciliana, di queste il 35% sono minacciate.
«Tra i fattori che più mettono a rischio le specie endemiche siciliane c' è il forte sfruttamento del territorio da parte dell' uomo con la costruzione di strade e cave ma anche i vasti incendi che distruggono spesso gran parte delle piante della macchia mediterranea - spiega la responsabile della banca- e i cambiamenti climatici rappresentano un fattore di rischio per la flora siciliana». Purtroppo il numero delle specie a rischio è in continuo aumento, pertanto la loro perdita rappresenterà un costo per le future generazioni. «La conservazione delle risorse genetiche vegetali svolge un ruolo importante per la sicurezza globale del cibo e la conservazione del patrimonio biologico sotto forma di semi contribuisce alla salvaguardia delle specie - conclude la professoressa Scialabba - ed è necessaria per assicurare alle future generazioni il germoplasma preservato».
Inoltre nell' Orto botanico è presente la Banca del Dna, istituita nel 2012: costituisce una strategia di conservazione che implementa le collezioni documentate conservate nell' Herbarium Mediterraneum e le collezioni di germoplasma vivente presenti nell' Orto botanico. La banca del Dna è un duplicato di sicurezza per le specie a rischio di estinzione o nel caso in cui si verifichino eventi catastrofici.
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