PALERMO. Prendere Sciascia, calarlo in Pirandello e trovare il nesso tra i due. Sembra un compito scolastico, nemmeno tanto difficile da svolgere, se ci si muove sul piano della parola in quanto veicolo del pensiero etico. L'onorevole si muove quasi incespicando nel Berretto a sonagli, lo assorbe e va oltre: oltre la follia, oltre il suono e la ricerca di nesso. Va oltre e basta, perché il professor Frangipane è la caduta senza paracadute di Ciampa: il topo di biblioteca che odia l'insegnamento e si accomoda sulla poltrona di deputato, abbandona Cervantes per intrigare e tramare, segna l'omaggio di Racalmuto a Girgenti. Per Enzo Vetrano e Stefano Randisi è stato quindi un approdo naturale: questo L'onorevole - di scena al Teatro Biondo, che lo produce, fino al 18 gennaio, per poi iniziare la tournée - è un pezzo di teatro di parola da non dimenticare. Filologico, per quando si possa farlo con uno Sciascia senza tempo, secondo manuale, senza balzi e grilli, senza visioni ma in un crescendo che toglie colori turgidi per regalare un lucido e algido (forse troppo) nitore.
Complici le (belle) scene di Mela dell'Erba, lo spettacolo si allarga (non virtualmente, ma con cambi di scena dal vivo) da una scatola affettuosa, colma di amore e tenerezza, ad un ambiente freddo e incolore. E con le scene, perdono l'anima i personaggi, divengono sagome inconsistenti che cedono ad ogni passo, un po’ di sé. È il lavoro a misura di Vetrano e Randisi - pirandelliani fin nel midollo -, che scarnificano gli uomini per portarne a nudo, a carne viva, la pochezza.
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