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L’attrice siciliana Manuela Ventura: «Farei Teresa a vita, ma...»

Manuela Ventura: «Non sono mai scappata: sono stata, però, emigrante. Volevo investire sulla mia formazione. Poi ho deciso di tornare, attratta dal vulcano e dall’umidità, ma sono pronta a ripartire, se serve»

CATANIA. Questo suo amore per la recitazione l'ha portata lontano: da Catania ai teleschermi di tutta Italia sui quali, in queste settimane, è la siciliana più popolare. La seconda serie della fiction Rai «Questo nostro amore» ha già registrato ascolti record e il merito è anche di Manuela Ventura, anzi, dello straordinario personaggio che interpreta, la vulcanica Teresa Strano, una sicula che emigra, lasciando la sua terra, per ricongiungersi all'amato marito Salvatore, in un paese che presto conoscerà il boom economico e il salto dall'artigianato all'imprenditoria. Le nuove puntate della serie questa sera e domani su Raiuno alle 21,10. Donna coraggio, semplice e genuina, Teresa non ha studiato ma sa ascoltare e ragionare e, con il sorriso, compie meravigliose trasformazioni per affermare, con orgogliosa umiltà, la sua femminilità.

Dopo due anni, è ancora Teresa. Stesse emozioni?
«È come tornare indietro nel tempo: ma questa nuova avventura è più emozionante che mai».

Diplomata all’Accademia nazionale di Arte drammatica, laurea in Lettere moderne, master in Comunicazione e Linguaggi non verbali: una donna semplice come Teresa è riuscita a trasmetterle qualcosa?
«Per interpretarla ho scavato dentro di me. Io sono, o forse, ero abituata a camminare in punta di piedi ma la sua passione nell'affrontare la vita e il suo coraggio m'hanno scaldato il cuore regalandomi la possibilità di vivere sentimenti molto intensi. Una bella palestra».

Con Anna Valle, siciliana di Lentini, protagonista della serie, è stato subito feeling?
«C'è stata una conoscenza graduale. Lei e Neri Marcorè (il Vittorio Costa della fiction, ndr) sono persone disponibili e collaborative. Con la riservatissima Anna, in realtà, le parole non servono: da siciliane ci bastano gli sguardi per capirci».

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