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Suor Cristina: «Canto perché il Signore ha voluto che fosse così»

«Mi affido a Dio, confido nel Signore - afferma -. Ogni giorno gli chiedo se la mia voglia di cantare è opera sua, un suo suggerimento, un input della sua volontà. Gli domando cosa vuole da me e dalla mia vita»

MILANO. Domani arriva Sister Cristina, l'atteso album di debutto della ventiseinne Cristina Scuccia, la suora di Comiso vincitrice dell'ultima edizione italiana di The Voice. «Sono una suora vera. Cantare per me è un atto di fede - dice -. Ho avuto dei dubbi all'inizio della mia vita religiosa, scegliendo di unirmi a Dio e mettendo da parte la musica, anche se non è stato facile. Ora mi sento di cantare condividendo le mie scelte religiose, usando la mia voce per esprimere esattamente il mio amore per la vita con il mio messaggio di gioia».

L'avventura di suor Cristina è iniziata con No one di Alicia Keys alle audizioni di The Voice che emozionò i coach. Nelle successive puntate Cristina ha cantato con Ricky Martin e Kylie Minogue e ha concluso la sua esperienza televisiva interpretando What a feeling da Flashdance che le valse il 62% dei voti.

«É il Signore che mi ha donato la voce e la voglia di cantare - ha osservato -. Quando mi chiederà il contrario, lo farò e sono pronta anche a tornare a suonare la chitarra in chiesa: lui mi ha messo in questa situazione e lui stesso me ne tirerà fuori». Cristina ha avuto l'impulso di cantare sin da bambina ma conciliarlo con la sua vocazione religiosa le ha causato momenti di conflitto e crisi che solo recentemente si sono risolti. «Mi affido a Dio, confido nel Signore - afferma -. Ogni giorno gli chiedo se la mia voglia di cantare è opera sua, un suo suggerimento, un input della sua volontà. Gli domando cosa vuole da me e dalla mia vita».

Quand’era in Sicilia, Cristina da studentessa prese parte a un musical organizzato per celebrare la vita di Suor Rosa Roccuzzo, fondatrice dell'Ordine delle Orsoline della Sacra Famiglia al quale oggi appartiene. «Cantavo con una blues band ed ero arrabbiata con tutto e con tutti, con la Chiesa e le regole che pensavo mi stesse imponendo - ricorda -. Era la classica ribellione da adolescenti e mi chiedevo sempre perché dovevo andare in chiesa».

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