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La «pittura-favola» di Marc Chagall in mostra

«Marc Chagall, una retrospettiva. 1908-1985», Palazzo Reale, piazza Duomo 12 Milano, sino al primo febbraio. Orari: lunedì 14.30-19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato 9.30-22.30, www.mostrachagall.it. Prezzi da 6 a 12 euro

MILANO. C’era una volta Marc Chagall. Inevitabile cominciare così, quando si parla dell'uomo «la cui pittura è favola» e della imponente retrospettiva - oltre 220 le opere esposte - che Milano gli dedica in questi giorni. Nelle sale di Palazzo Reale, un viaggio nel mondo incantato di un artista che seppe mantenere occhi da bambino pur vivendo da ebreo russo gli orrori del nazismo e da cittadino del mondo le sofferenze del secolo breve. Un percorso lunghissimo, dal primo quadro del 1908 alle ultime opere degli anni Ottanta, segnato da una impressionante capacità di contaminarsi e rimanere unico, attraversare movimenti come espressionismo e fauvismo, cubismo, futurismo e primitivismo senza mai smarrire la propria unicità. Senza mai scadere nella banalità del «dejà vu». Perché tutto sgorga da una sorgente intima, irripetibile: «È mio soltanto - scriveva Chagall - il paese che si trova nell'anima mia».

Quindici le sezioni della mostra milanese, in ordine cronologico. Gli esordi in Russia, il primo soggiorno francese, il ritorno in patria e il definitivo «addio». Quindi, la Francia e, in fuga dall'esercito tedesco, l'America. Infine, gli ultimi anni in Costa Azzurra. Esperienze e luoghi diversi sono ingredienti di una benefica miscela esplosiva, un «metissage» tra culture e tradizioni che ispira figure e paesaggi onirici. Fiabeschi. «La pittura di Chagall è favola, ma la favola è problema», ha sottolineato Giulio Carlo Argan definendo «fabulazione visiva» la produzione del maestro di Vitebsk. E ancora: «Chagall non ha alcun ritegno a esplicitare le sue immagini fantastiche; si può dire addirittura che le rappresenta nel senso teatrale del termine facendole muovere su un'immaginaria ribalta come un regista farebbe muovere i suoi attori».

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