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Il Marsala, testimone di Storia e di piacere

Per un anno ospitata nell'Enoteca comunale di Palazzo Fici una rassegna di pezzi rari della collezione privata di Mario Arini appassionato del liquore della sua città

MARSALA. Era conosciuto in mezzo mondo già due secoli e mezzo fa. Internet e il mercato globale erano ancora lontani, eppure il vino Marsala era apprezzato sino in estremo Oriente. Merito degli Inglesi che lo scoprirono e con il mercante John Woodhouse prese dalla Sicilia la via del mare sul bastimento Elizabeth. Era il 1773. Si sa che alcuni anni dopo, l'ammiraglio Nelson rifornì la sua flotta con quel vino e nel 1839 l'Elisa giunse fino all'isola di Sumatra con un carico di Marsala. L'Eroe dei due mondi lo assaggiò per la prima volta nella primavera del 1860 durante lo sbarco con i Mille. Due anni dopo ebbe modo di apprezzarlo nuovamente e in suo onore nacque il Marsala G.D., che sta per «Garibaldi Dolce». Il «vino inglese» come per molti anni fu chiamato, divenne con i Florio il fiore all'occhiello del made in Italy. Una delle storie più affascinanti dell'enologia mondiale. Primo vino italiano a denominazione di origine controllata già dal 1931. Sopravvissuto alle guerre mondiali e persino alla moda di produrre dei Marsala aromatizzati. «Il Marsala dei secoli» come a ragione recita una vecchia cartolina che annovera lo storico vino «nell'aristocrazia dei vini da dessert». Un salto indietro nel tempo, tra Ottocento e Novecento. L' l'esplosione della Belle Époque e il debutto del Liberty con i suoi delicati motivi floreali e le leggiadre fanciulle impresse anche su etichette e manifesti pubblicitari di vini e liquori. Irrompe la cromolitografia con le prime immagini e scritte multicolori e disegnate da artisti di fama.
Alcuni esemplari sono esposti nella mostra che per un anno sarà ospitata nei locali dell'Enoteca comunale di Palazzo Fici. Testimonianze del passato, pezzi rari della collezione privata di Mario Arini, cardiologo, da vent'anni appassionato della storia della sua città e del vino color oro, ambra e rubino che ne porta il nome, che ne è il simbolo e che l'ha fatta conoscere nel mondo.
L'oro di Marsala, due secoli di arte e di comunicazione è il titolo della rassegna inserita nel programma delle «Manifestazioni garibaldine» promosse dall'amministrazione comunale guidata da Giulia Adamo. Uno degli eventi celebrativi per i 154 anni dallo sbarco dei Mille a Marsala.
Accanto ai manifesti pubblicitari di varie grandezze, sono esposte per la prima volta etichette d'epoca, targhe in metallo dei primi Novecento e alcuni esemplari di labels, ovvero piastrine che con una catenella venivano legate al collo della bottiglia - generalmente di vetro scuro - e ne indicavano il contenuto. Ce ne sono in ceramica con fregi decorativi, in argento lavorato a filigrana, in Sheffield e in avorio. Uno dei collarini porta impresso un drago, simbolo della cultura cinese a testimonianza della grande diffusione nel mondo di quel vino di Sicilia già nei secoli passati. Oggetti artistici che Mario Arini ha trovato un po’ dovunque in Italia, nel resto d' Europa e del mondo, nei mercatini dell'usato, nelle botteghe di rigattieri e antiquari. «I collarini sono gli antesignani delle etichette di carta che furono introdotte alla metà dell'Ottocento - spiega Arini -. La maggior parte li ho trovati in Inghilterra». Lo ha riempito di orgoglio trovare in America, a New York, il primo manifesto pubblicitario che celebrava lo storico vino della sua città. Portava la firma di un grafico d'eccezione, Leopoldo Metlicovitz, lo stesso che nel 1914 disegnò la locandina del film Cabiria. Mario Arini lo racconta in una sezione del catalogo della mostra dedicata alla storia del manifesto in Italia ,con particolare attenzione agli affiches che pubblicizzano il vino Marsala, frutto di uno scrupoloso lavoro di ricerca. «È stato un modo per riappropriarmi della mia identità di cittadino marsalese - dice Arini -. Un messaggio per tutti gli abitanti dell'antica Lilibeo».

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