Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La “Cavalleria rusticana” di Verga inaugura lo Stabile di Catania

Dal 30 novembre al 22 dicembre la tragedia della gelosia nel quartiere catanese di Librino, ricostruito sui modelli dei processi mediatici dei delitti di Cogne e Avetrana

CATANIA. Il Teatro Stabile di Catania inaugura la stagione di prosa 2010-2011 con la nuova produzione di “Cavalleria rusticana”, atto unico di Giovanni Verga, in programmazione al Teatro Verga dal 30 novembre al 22 dicembre 2010, nella storica sala intitolata all'autore. Una rilettura che parte dalla tragedia verista della gelosia per misurasi con i fatti di cronaca dei nostri giorni: da Cogne ad Avetrana. Ma mentre mescolare la finzione con la realtà è arte di fine Ottocento, del Naturalismo e del Verismo. Al contrario, calare la realtà nella fiction è un modello nato nei giorni nostri in un groviglio di comunicazione che inquina la verità dei fatti gettando nuova luce sull'attendibilità di ogni evento.
Da questa consapevolezza si è mosso Gianpiero Borgia, regista di “Cavalleria rusticana”. Nelle parti principali gli interpreti: David Coco (Turiddu), Caterina Misasi (Santuzza), Giovanni Guardiano (Alfio) e Claudia Potenza (Lola).
L'allestimento della tragedia richiama la ricostruzione della "scena del crimine", alla maniera dei processi mediatici mimati in tv, con l'obiettivo di rappresentare, proprio come voleva Verga, l'orrida banalità quotidiana del delitto. L'ambientazione originaria del dramma è trasposta ai nostri giorni, nella piazza del degradato e tormentato quartiere catanese di Librino, come suggerisce esplicitamente le "architetture di scena" in bianco e nero firmate da Alvisi-Kirimoto e accesse dai costumi rosso-passione disegnati da Giuseppe Andolfo: un clima di violenza annunciata, sottolineata dal "panorama sonoro" creato daPapaceccio MMC & Cespo Santalucia, i movimenti costruiti dalla coreografa Donatella Capraro, le luci di Franco Buzzanca.
«Tradire Verga - evidenzia Borgia - per essergli paradossalmente più fedeli. La necessità del "tradimento" serve a rendere palese il portato universale del mondo interiore dell'autore, eliminando la sovrastruttura di una certa Sicilia: gli uomini tutti con le coppole, le donne avvolte in manti neri, la retorica di chitarra e mandolini. La fedeltà sta invece nel rispettare il procedimento: immergere la fiction nella realtà e non viceversa». Fare, insomma, il contrario di quanto succede continuamente nei "processi" mediatici. «Processi spettacolo - chiarisce Borgia - laddove al riscontro dei dati si sovrappongono interventi su interventi, ipotesi su ipotesi, che altro non sono che fiction. Assassini e vittime finiscono per essere personaggi, più o meno inconsapevoli, di una cronaca che diventa reality. Un limbo dove gli "attori" di vicende vere subiscono la pressione dei media, o addirittura li strumentalizzano».

Caricamento commenti

Commenta la notizia