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Le identità diverse di "Inner/Outer"

Intervista con Sergio Zavattieri, artista palermitano che vive a Valencia e che propone un percorso espositivo strutturato intorno agli scatti della sua macchina

PALERMO. “Inner/Outer” nasce dall’incontro tra le diverse identità Spaziodeep e Zelle Arte Contemporanea. Nasce dal confronto spontaneo e naturale tra Giuseppe Pulvirenti, Gandolfo Gabriele David, architetti, Giampiero Riggio, grafico, e l’artista Federico Lupo.
Federico Lupo precisa che “ Inner/Outer ha una natura imprecisa e multiforme senza divisionismi di sorta. Senza  spigoli stridenti lungo la linea di contatto. Il progetto definito in accordo con Guillaume Von Holden, curatore che affiancherà gli artisti nella realizzazione dei progetti, intende indagare le possibili declinazioni di uno spazio intimo, abitabile, o astratto e del tutto distante”. Il progetto inaugurato da Sergio Zavattieri nei prossimi mesi vedrà l’alternarsi di artisti attivi in ambito nazionale ed internazionale, in dialogo con gli ambienti già fortemente caratterizzati di Spaziodeep. Sergio Zavattieri, artista palermitano che vive tra Palermo e Valencia, propone un percorso espositivo strutturato intorno ad una selezione di scatti tratti da 3 grandi cicli della sua ricerca, “The last meal” “Botanica”, sino al recente “The Ancient Romans portfolio, molte opere proposte sono inedite. Lo incontriamo in una intervista al Gds.it.


Chi è Sergio Zavattieri?


“Anche Sergio Zavattieri se lo chiede… Sintetizzando direi che oggi è un artista abbastanza diverso rispetto a gli esordi, più speculativo. Eclettico. Che guarda a molteplici linguaggi ma anche e soprattutto a molteplici aspetti del sistema dell’arte. Anche ad esempio a quelli meno immediati e più legati alla gestione, alla produzione e alla distribuzione. Un interesse a 360°. Perché penso che sia utile sapere il più possibile rispetto all’universo in cui ci si muove e opera. Sempre”.




Dunque un artista concreto, che guarda all’aspetto anche monetario dell’arte?


“Diciamo che è piuttosto normale. O almeno dovrebbe esserlo. Altrove è del resto abbastanza normale. Perché l’arte ha sempre avuto legami con il mercato. A che serve negarlo? L’attività di artista è complessa. Bisognerebbe distaccarsi dal retaggio letterario per il quale l’essere artista non sia una professione. Io penso che lo sia. Che sia creatività e produzione insieme. L’artista deve studiare, ideare, progettare e poi realizzare”.




È dunque un vero e proprio processo di “lavorazione”, certo assai nobile?


“L’artista è spesso direttamente fuori dal circuito commerciale, passando attraverso il sistema delle gallerie. Ed è giusto così. Ma è un bene chiarire che l’aspetto commerciale non “svilisce” il valore del prodotto artistico. Anzi. La stessa committenza del resto decreta l’arte come strumento di “scambio”. Domanda e offerta. Questo è un incentivo, è una realtà forte con cui ogni artista dovrebbe confrontarsi. Serenamente. Come parte del suo ruolo. Del suo ‘mestiere’”.




Quello che dice è davvero molto interessante, come dire, un artista che vive nel sistema. E così?


“Sì. Trovo sano che ‘le idee’ degli artisti abbiano un valore intellettuale quanto economico. E non solo relativamente al mercato dell’arte. Ad esempio trovo mortificante quando sento che a tanti bravi giovani artisti che partecipano a festival e rassegne di video arte viene detto  senza troppi giri di parole “ci mandi un dvd”. Come se non esistesse una fase di ‘produzione’. Certo serve come una sorta di promo. Ma è abbastanza emblematico.  Mi chiedo: tutto è dovuto? Diverso, e penso anche giusto e lecito, è invece se la richiesta proviene da gallerie o spazi espositivi, laddove questo serve invece per la conoscenza della ricerca di ogni artista”.


Lei si è formato come all’Accademia Statale di Palermo negli anni Novanta, cosa è cambiato oggi?


“Quando studiavo ancora in Accademia non tutti avevamo internet. Guardare lontano, informarsi, era un potente stimolo, era ricerca e anche voglia di sapere cosa accadeva altrove. Oggi è tutto immediato. Troppo. Temo talvolta che molti ragazzi non abbiano sempre chiara la capacità di ‘leggere’ nell’infinito universo offerto dalla rete. Quale verità guardano? Che riferimenti hanno? Ricordo che nel 1997/98 lavoravo con gruppo di colleghi, tutti sapevamo che era importante un coltivare la conoscenza, che fosse di prima mano. Sapevamo che era importante  sperimentare confrontandosi. Tra noi e con gli altri. Adesso basta un clic e pensi di possedere la conoscenza delle cose. Che però è superficiale. Ci vorrebbe forse maggiore legame tra la teoria e la pratica anche del fare arte. Maggiore consapevolezza e conoscenza dell’universo dell’arte contemporanea. E questo credo sia un problema diffuso”.




In che senso?


“Ad esempio anche in occasione di questo lavoro palermitano, a me molto caro, Inner/Outer, la commistione tra arte e architettura/design, e soprattutto la “anomalia” dello spazio in cui sto esponendo ho notato suscitare qualche diffidenza. Mi spiego. L’arte contemporanea presume una consapevolezza di fondo che manca.  SpazioDeep non è la classica asettica galleria. Le mie opere dialogano con ambienti arredati, intimi. L’arte come potrebbe essere in un ambiente quotidiano, dove vivere gli oggetti gli arredi gli spazi insieme con le opere d’arte. Con naturalezza. Questo a me pare molto interessante e bello. Per molti invece è poco evidente. Perché lo spazio non è istituzionale. E quindi? E’ un valore aggiunto. Lo spazio valorizza l’opera e viceversa. Un dialogo aperto. Habitat a Londra ha ospitato con successo esposizioni di artisti, è naturale. E’ sperimentare nuove forme di educazione e diffusione dell’arte”.


Ribadisco la domanda con una specifica: chi è “l’artista” Sergio Zavattieri?


“Parte dalla sperimentazione sul corpo. Poi il punto di rottura è stato credo la ricerca di una verità possibile.  ‘The last meal’ è il lavoro che considero punto di rottura con il passato. La mia verità che diventa popolata di piccoli inganni. Ecco allora che attraverso la fotografia rileggo con un’ottica che guarda al collezionismo, alla catalogazione delle categorie alle cose. Dunque la serie del 1997 dei ritratti di bambole, poi le serie dei particolari naturalistici. Quelle dedicata alle piante, “Botanica”; sino al recente “The Ancient Romans portfolio”. Immagini rarefatte ed eteree ma artificiali, evocative. Poi la serie degli avvistamenti UFO, anch’essa un inganno contemporaneo. In sintesi una verità con cui osservo la contemporaneità, le sue contraddizioni, le molteplici sfaccettature. La fotografia è per me uno strumento potentissimo”.


Zavattieri tre aggettivi con cui commentare il sistema dell’arte contemporanea siciliano.



“Produttiva. Dispersiva. Sottovalutata”.


Estendendo…


“I siciliani, l’isolamento. Quei discorsi che non cambiano mai. Credo sia un condizionamento atavico. Fuori dalla Sicilia, anche in Spagna, dove vivo, io sono un artista ‘italiano’. Punto. Non esistono condizionamenti e isolamenti. Solo la curiosità. L’apertura. La mobilità delle idee e dei progetti”.



INFOBOX


INNER/OUTER
OPENING/ VENERDI’ 01 OTTOBRE 2010 ORE 19.00
la mostra sarà visitabile sino al 31 ottobre 2010- dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.30 alle 20.00
SPAZIODEEP
Via Rosolino Pilo, 21/23, 90139 - Palermo
+39091321090 / www.spaziodeep.it / [email protected]

ZELLE ARTE CONTEMPORANEA
Via Matteo Bonello n°19 / Via Fastuca n°2, 90134 Palermo.
+393393691961 / www.zelle.it / [email protected]



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