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Dalla Sicilia in Giappone alla ricerca delle navi perdute

Un gruppo della soprintendenza del Mare della Regione siciliana andrà a caccia delle tracce della flotta di Kublai Khan

PALERMO. A caccia delle tracce della flotta perduta di Kublai Khan affondata durante il fallito tentativo di invasione del Giappone nel 1274 e nel 1281. Con questo scopo un gruppo di ricerca della soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, diretto da Sebastiano Tusa, andrà nell'isola del Sol Levante sulle tracce delle navi scomparse.    
Gli studiosi sono stati invitati da Hayashida Kenzo, archeologo, direttore dell'Ariuia (Asian Research Institute Underwater Archaeology) noto per le sue ricerche nelle acque di Takashima. Le indagini sono in corso da parecchi anni, e Kenzo ha già individuato numerosi reperti riconducibili al naufragio delle quattromila navi disperse da un tifone - il famoso kamikaze (vento divino) - che caratterizzò il secondo tentativo di invasione da parte del Gran Khan dei Mongoli, Imperatore della Cina. Tra questi rinvenimenti, il docente nipponico sta esaminando quelli giacenti nelle acque dell'isola di Ojika, di fronte alla Corea: trovate enormi ancore in pietra e anche numerosi frammenti di porcellane del tipo in uso all'epoca delle spedizioni. Nella baia di Maegata, poco distante dal centro abitato dell'isola, giacciono ancora numerose testimonianze di quel naufragio.    
Per la spedizione siciliana si tratta della seconda campagna di ricerche che si organizza dopo quella dello scorso anno.  
Nell'ambito di questa collaborazione è nata l'idea di effettuare un gemellaggio tra l'isola giapponese di Ojka e Pantelleria. All'opera ci sarà anche  un team specializzato in indagini strumentali subacquee che potrà scandagliare con le più moderne tecnologie i fondali dell'isola giapponese. Il progetto è nato sotto l'egida del ministero Affari Esteri, che concede un piccolo finanziamento. I fondi maggiori arrivano Nippo Foundation. 

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