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Un noir siciliano segna il ritorno di Enzo Russo

Lo scrittore siciliano propone con il suo “Niente per cui morire” un romanzo di pura fantasia che, di pagina in pagina, somiglia sempre più a un romanzo storico

CATANIA. Tre questori a caccia di ombre, fra la Sicilia e il “Continente”. Una lunga rimpatriata tra ex funzionari della Mobile palermitana che decidono di scavare in un mistero avvolto nelle nebbie accumulatesi in decenni di mafia, stragi e servizi segreti, confidenti e presunti servitori dello Stato. Enzo Russo, scrittore siciliano ormai da tempo residente a Monza, propone con il suo “Niente per cui morire” (Mondadori, pp. 198, euro 18.50) una storia di pura fantasia che, di pagina in pagina, somiglia sempre più a un romanzo storico. I tre amici e colleghi, all’insegna dei Bei Tempi Andati, conducono un’inchiesta “parallela” e non  ufficiale sull’omicidio di un antico informatore dalla doppia identità. Un fitto enigma che si spiega e si risolve solo grazie all’irruzione di un “deus ex machina”, alla maniera della tragedia greca.
Ancora suggestionato dall’attacco al cuore della Repubblica sferrato da Cosa Nostra nel ’92, Russo suggerisce una possibile, inquietante verità che affiora dalle righe di un lavoro che non è un giallo, perché si distingue per ritmi e contenuti, ma una coinvolgente e amara riflessione sull’impercettibile diaframma tra Stato e AntiStato sullo sfondo di una Palermo indolente e grigia.

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