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Migranti, prima strage dell’anno: ventisette morti al largo della Tunisia e tra loro anche un neonato

La bambina nata ieri sul barcone arrivato ieri a Lampedusa, trasportata in elisoccorso all'ospedale di Trapani, insieme alla mamma, 10 settembre 2024. La neonata è stata prima visitata dal medico presente nell'isola. La piccola eritrea, il suo nome in italiano significa dono, sta bene e pesa circa tre chili e 300 grammi.//The baby girl born yesterday on the boat that arrived in Lampedusa yesterday, was transported by air ambulance to the hospital in Trapani, together with her mother, Italy, 10 September 2024. The newborn was first examined by the doctor on the island. The little Eritrean, her name in Italian means gift, is well and weighs around three kilos and 300 grams.ANSA/ ELIO DESIDERIO NPK

Al largo della Tunisia, 110 migranti su due barche. Una si capovolge, l’altra cola a picco, morte ventisette persone, tra loro anche un neonato. Un’altra immagine drammatica. Dopo il naufragio di Capodanno al largo di Lampedusa, dove 20 persone sono attualmente disperse e solo in 7 si sono salvati, un’altra tragedia è avvenuta nelle acque del Mediterraneo. In questo caso, al largo delle coste della Tunisia, le autorità hanno recuperato davanti a Kerkennah i corpi di 27 migranti di diverse nazionalità che volevano raggiungere le coste italiane, e ne hanno tratti in salvo ottantatré . Tra le vittime ci sono donne e bambini.

Il 2025 inizia con l’ennesima tragedia nel Mediterraneo, di cui sono state protagoniste queste due imbarcazioni di fortuna, dirette verso l’Europa. Eventi drammatici che seguono una serie ravvicinata di tragedie del mare che hanno funestato la fine del 2024. Il naufragio di ieri arriva a meno di due giorni di distanza da quanto accaduto vicino a Lampedusa, dove 7 migranti, fra cui un bambino di 8 anni, sono stati recuperati dalla motovedetta V1104 della guardia di finanza.

Venti persone, fra cui 5 donne e 3 bambini, sono invece tuttora disperse. I sopravvissuti, portati all’hotspot di contrada Imbriacola, erano stanchi e provati, ma in buone condizioni. Sono due uomini della Siria, un bambino siriano di 8 anni, due sudanesi e due egiziani. Il piccolo viaggiava con la mamma che, al momento, risulta dispersa. A salvarlo è stato un parente. Il bambino si era imbarcato insieme alla madre dalla Libia per raggiungere la Sicilia e cercare d’arrivare poi in Germania dove vive il papà. La loro destinazione finale, infatti, era proprio questa. A ricostruire questa tragedia familiare, subito dopo l’arrivo nell’hotspot di Lampedusa, è stato il parente che l’ha salvato mentre il barchino colava a picco.

L’uomo ha raccontato di averlo tenuto stretto, senza lasciarlo un attimo, altrimenti sarebbe annegato. Da Lampedusa, grazie alla Croce Rossa e ai poliziotti presenti nella struttura, il bimbo ha potuto mettersi in contatto con il papà. Alcuni testimoni hanno raccontato che c’è stata una videochiamata emozionante, il padre non smetteva di piangere e anche di rassicurare il figlio. Sempre alla fine dell’anno, si era verificato un altro naufragio di migranti. Due tunisini, un bambino di cinque anni e un adulto, erano morti e altri 17 sono stati tratti in salvo. La Guardia nazionale tunisina ha arrestato quattro persone, sospettate di essere coinvolte nel trasporto di migranti e nell’organizzazione di traversate clandestine. Un’altra imbarcazione con 60 persone a bordo è affondata nella Sar tunisina, in acque internazionali, a 37 miglia nautiche nord est di Djerba.

Nel 2024 sono stati 2.200 i morti e dispersi nel Mediterraneo, e tra loro, spiega Unicef «ci sono centinaia di bambine, bambini e adolescenti». «Una persona ogni cinque di tutte quelle che migrano attraverso il Mediterraneo sono minorenni. La maggior parte di loro fugge da conflitti violenti e dalla povertà», ha dichiarato Regina De Dominicis, direttrice dell’Ufficio regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale e Coordinatrice speciale per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa, che a nome dell’agenzia Onu chiede ai governi di utilizzare il Patto sulla migrazione e l’asilo per dare priorità alla salvaguardia di bambine e bambini. «Ciò include la garanzia di percorsi sicuri e legali per la protezione e il ricongiungimento familiare, nonché operazioni coordinate di ricerca e salvataggio, sbarchi sicuri, accoglienza su base comunitaria e accesso ai servizi di asilo»

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1 Commento

Davide Romano

03/01/2025 12:38

Un’altra tragedia straziante si è consumata nel Mediterraneo, aggiungendo altre vite spezzate al lungo elenco di morti e dispersi che da troppo tempo macchiano queste acque di sangue. Il racconto delle vittime, tra cui donne, bambini e persino un neonato, ci lascia impotenti e profondamente addolorati. Non ci sono parole sufficienti per descrivere l’orrore di chi vede la propria speranza di vita trasformarsi in un incubo. Il 2025 si apre sotto il segno del lutto e della vergogna collettiva. Questi episodi non sono soltanto tragedie, ma un atto d’accusa contro l’indifferenza che continua a prevalere nei confronti di chi fugge da guerre, povertà e disperazione, cercando rifugio e dignità. È straziante sapere che tra le vittime vi sono bambini, innocenti che non hanno scelto questa sorte ma che sono stati travolti dal peso di decisioni più grandi di loro. Di fronte a tali eventi, non possiamo limitarci al dolore. È necessaria una risposta concreta, coordinata e umana. Non possiamo più tollerare che migliaia di vite siano affidate a imbarcazioni di fortuna e che il Mediterraneo continui a essere un cimitero a cielo aperto. Ogni morte rappresenta il fallimento delle nostre politiche, delle nostre istituzioni e, in ultima analisi, della nostra umanità. Il pianto di un padre che, da lontano, ritrova il figlio grazie a un gesto eroico di un parente, è un raggio di luce in un quadro buio, ma non può bastare. Serve un impegno collettivo per creare corridoi umanitari sicuri, intensificare le operazioni di ricerca e soccorso e, soprattutto, affrontare le cause profonde di questa migrazione disperata. Riflettiamo su queste tragedie non come episodi isolati, ma come un sintomo di un sistema che deve cambiare. Per ogni vita persa, per ogni bambino lasciato senza genitori, dobbiamo impegnarci a costruire un futuro in cui nessuno debba rischiare la morte per cercare una vita migliore.

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