Dal legno al vetro, la mancanza di impianti costa: le imprese costrette a mandare gli scarti fuori dalla Sicilia
La raccolta differenziata aumenta e ora scatta l’emergenza legata alla carenza di impianti di smaltimento e riciclo. Un problema che, nel caso del legno per esempio, arriva a costare 20 milioni all’anno: tanto spendono la Sicilia e altre regioni del sud per inviare in Emilia gli scarti di lavorazione che non si riesce a trattare all’interno del proprio territorio. A sollevare il tema della carenza di impianti legati alla differenziata è stato Fabio Costarella, vice direttore del Conai, il consorzio nazionale specializzato nello smaltimento e riciclo di imballaggi e altri materiali che derivano proprio dalla differenziata. Il punto è che il dibattito finora si è concentrato sul costo dell’invio all’estero della immondizia indifferenziata (400 euro a tonnellata). Ma c’è una spesa legata anche alla differenziata, perché servono impianti specifici per i materiali che ne derivano altrimenti anche per questi bisogna ricorrere a strutture fuori regione: nel caso del legno - ha aggiunto il vicedirettore del Conai - la raccolta in Sicilia è pari a 29.887 tonnellate e finisce tutta in Emilia Romagna, al pari di quanto accade in molte regioni del Sud. Lo stesso problema si pone per altri scarti merceologici: oltre 224.083 tonnellate di carta e cartone, 142.638 di vetro, 95.521 di plastica, 6.622 di metalli. Il totale dei rifiuti differenziati in Sicilia è di oltre 1 milione e 132.000 tonnellate. E gli imballaggi, che sono la frazione più facile da smaltire proprio con l’aiuto del Conai, valgono 315.706 tonnellate. «Il miglioramento dei risultati della Sicilia nel 2022 è stato in parte incoraggiante - ha detto Costarella -. Ma la regione rimane purtroppo l’ultima in Italia nel campo della raccolta differenziata, con un 51,4% di differenziata. Se a questo sommiamo la carenza di impianti per i rifiuti di cui la Sicilia e il Sud in generale continuano a soffrire, è chiaro che c’è ancora molto lavoro da fare. Se più materiale differenziato rimanesse in Regione, anziché viaggiare verso gli impianti del Centro-Nord, potrebbe sicuramente creare nuova economia sul territorio». L’allarme sulla carenza di impianti anche per la differenziata è emerso nel corso di un convegno organizzato da Legambiente Sicilia: «Purtroppo il nuovo piano rifiuti - ha detto il presidente Tommaso Castronovo - ribalta l’ordine di priorità privilegiando le discariche, prevedendo ampliamenti per oltre 9 milioni di metri cubi, prevedendo la realizzazione di due inceneritori che bruceranno 600 mila tonnellate di rifiuti piuttosto che promuovere la riduzione, la prevenzione, il riutilizzo, il riciclo e la realizzazione degli impianti per l’economia circolare. Il rischio più grande è che le discariche e gli inceneritori ingesseranno nei prossimi decenni i sistemi di gestione della raccolta differenziata»