«Di questo disegno di legge se ne discute da due anni, col passare del tempo è diventato sempre meno utile per gli enti locali. Non è un testo che va incontro ai Comuni ma alle esigenze particolari di singoli territori. Le priorità non sono contenute nelle norme di questo ddl, ciò che serve veramente sono interventi sul piano finanziario e sulla capacità amministrativa: per esempio negli ultimi 10 anni ci sono state poche assunzioni, mentre nel resto d’Italia questo problema non è avvertito». A fare l’analisi con l’Ansa del testo di legge per gli enti locali in discussione all’Ars e che sta creando fibrillazioni nei gruppi parlamentari sono il presidente e il segretario generale dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano. «Se parliamo di ordinamento degli enti locali sappiamo che la Regione ha una sua autonomia specifica ma questa ha valore se utilizzata con equilibrio e ponderazione - dicono Amenta e Alvano - Abbiamo fin troppe leggi-contenitore, almeno le regole che governano le istituzioni dovrebbero essere messe al riparo da tutto ciò, questo avviene in altre parti d’Italia dove è difficile vedere continue e minute modifiche dell’ordinamento nazionale. Riguardo proprio alla parte ordinamentale siamo dell’idea che si possono applicare benissimo una serie di norme previste a livello nazionale per esempio in tema di indennità». L’Anci Sicilia sottolinea che «a livello nazionale le indennità per gli amministratori sono state adeguate con risorse assegnate interamente dallo Stato, qui invece la Regione ha finanziato solo il 25 per cento». E anche «misure come il numero massimo dei mandati per i sindaci e la rappresentanza di genere vanno adeguate all’ordinamento nazionale». Sulla polemica sollevata in merito a un presunto poltronificio per via della norma che prevede la possibilità per i Comuni di avere un assessore in più, Amenta e Alvano, fanno chiarezza focalizzando la questione proprio sull'indennità: «In Sicilia c'è un gran numero di Comuni di dimensioni ridotte, gli assessori percepiscono una indennità che varia da 100 a 400 euro al mese, un volontario che svolge il servizio civile universale guadagna 507 euro al mese: questo paragone è già significativo. Certo nei Comuni più grossi le indennità sono maggiori, ma non generalizziamo su questo tema». «C'è una situazione di impasse sul ddl che non porterà a nulla di buono - sostengono Amenta e Alvano - Se arriva in aula ci sarà una sorta di battaglia. Noi siamo disponibili a dire la nostra, ma il presupposto deve essere quello di un accordo assolutamente trasversale e non in un contesto, come quello attuale, di scontro politico e persino con la minaccia di voto segreto su ogni articolo». L’Anci «è pronta a incontrare il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, che ha sempre manifestato attenzione nei nostri confronti». «In Sicilia c'è un vulnus enorme, l’art. 123 della Costituzione prevede il Consiglio delle autonomia locali, noi siamo l’unica regione in Italia che non l’ha istituito, nelle more si introduca quanto meno un parere obbligatorio anche se non vincolante dell’unico organismo istituto, vale a dire la Conferenza Regione-autonomie locali. Mettiamo al riparo le regole, perché non possono e non devono essere terreno di scontro tra forze politiche». Sul ddl in questione l’Anci Sicilia è stata audita nei mesi scorsi, «ma il testo sul quale abbiamo espresso le nostre posizioni non è più quello che si sta discutendo adesso, ci sono articoli che non c'erano e altri ne potrebbero spuntare in questo clima di scontro politico», concludono Amenta e Alvano.