La vittimizzazione secondaria è una forma di colpevolizzazione della vittima. È quel fenomeno per il quale le vittime di un reato, e in particolare di una violenza sessuale, subiscono una seconda aggressione, sia in ambito familiare che attraverso la televisione e il web. La vittimizzazione secondaria, dunque, sposta l'attenzione o la responsabilità dalla persona che ha commesso la violenza alla persona che l'ha subita. Secondo gli esperti giuridici, la vittimizzazione secondaria nascerebbe dalla formulazione dell’art. 609-bis del codice penale, secondo cui il delitto di violenza sessuale ricorre tutte le volte in cui la vittima è stata «costretta» con «violenza o minaccia». Quindi, non basta il dissenso della vittima, ma occorre anche la sua effettiva costrizione. Secondo i dati, inoltre, la colpevolizzazione della vittima colpisce maggiormente le donne.
Cos'è la vittimizzazione secondaria
La vittimizzazione secondaria avviene quindi quando un soggetto che ha subito una prima violenza definita primaria, attraverso altre esperienze compiute da soggetti che non sono gli stessi autori, rivive condizioni traumatiche o subisce altra violenza. In pratica, la vittima rivive le stesse esperienze traumatiche proprio quando sceglie di parlarne o di denunciare. Al soggetto che subisce vittimizzazione secondaria viene addossata la colpa di ciò che è capitato. Per il Consiglio d'Europa, non si verifica come diretta conseguenza dell'abuso subito, ma attraverso la risposta che le istituzioni e altri soggetti danno alla vittima, siano essi familiari e amici che mass media.
Vittimizzazione secondaria, le conseguenze
La vittimizzazione secondaria ha diverse conseguenze sulla salute e sulla sicurezza delle vittime, potendo avere anche risvolti sulla scelta di parlare di ciò che ha subito. Questo, secondo gli esperti, è uno dei motivi per cui ancora oggi si ha paura nel denunciare gli abusi. Nella vittimizzazione secondaria si può avere timore, senso di impotenza, scarsa autostima, depressione e perdita di fiducia negli altri e nelle istituzioni. Come detto, la vittima, ad un certo punto, si colpevolizza così tanto da assumersi la responsabilità di ciò che è successo, provando anche un senso di vergogna. A livello psicologico, ciò costituisce un aspetto molto doloroso che fa perdere autostima e sicurezza alla persona.
Vittimizzazione secondaria, le motivazioni dell'esistenza
Una delle sue cause predominanti è il sostrato di stereotipi e pregiudizi di genere che perdurano e caratterizzano tutti i comparti della nostra esistenza, spesso senza neanche esserne consapevoli. La vittimizzazione quindi un fatto culturale: nel nostro Paese le violenze e gli abusi sono ancora molto diffusi perché sono minimizzati, accettati come normali, giustificati. Ecco perché gli esperti ritengono che si debba puntare sull’educazione sentimentale delle nuove generazioni.
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