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Primi funerali delle vittime di Suviana tra dolore e ancora troppe domande

Una settimana fa il disastro. Tre feriti ancora gravi in Rianimazione. A Bargi si lotta per svuotare l’impianto: ritrovata pure la seconda «scatola nera» della centrale

Un momento del lavoro dei sommozzatori dei vigili del fuoco alla centrale idroelettrica di Bargi (Bologna) sul bacino di Suviana, in un'immagine pubblicata sul profilo X dei Vigili del fuoco. Si tratta di operazioni con il sistema SIACS, una tecnologia fondamentale per interventi che richiedono tempi d’immersione prolungati, Roma 11 aprile 2024 X/Vigili del Fuoco +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ NPK

Una settimana fa il disastro. Sette vite spezzate alla centrale idroelettrica di Bargi, nel lago di Suviana sull’Appennino bolognese, da un’esplosione sommersa. Oggi è il giorno del dolore e del raccoglimento, coi primi funerali delle vittime, mentre comincia a prendere corpo l’inchiesta che dovrà far luce sulle cause e sui responsabili. Un altro tassello si aggiunge: è stata consegnata agli inquirenti anche la seconda «scatola nera» della centrale, il sistema Scada del primo gruppo di produzione già approvato e in esercizio. Aiuterà a chiarire cosa è andato storto nel secondo gruppo di produzione, quello che si stava collaudando martedì e che è esploso.
A Suviana intanto si cerca di capire come procedere per svuotare la centrale. Un condominio a testa in giù che il lago sta inghiottendo sempre di più, pezzo dopo pezzo e tre lavoratori lottano ancora fra la vita e la morte.
«Era un giovane al quale ti affezionavi, con cui entravi subito in sintonia. Era un ragazzo dai modi gentili e affabile con un temperamento mite. Il suo pilastro: la famiglia». Vincenzo Franchina, 35 anni, papà da appena tre mesi, viene ricordato così nell’omelia dei suoi funerali a Sinagra il suo paese di origine.

Don Pietro Pizzuto ne aveva celebrato le nozze con la moglie Enza poco più di un anno fa. Oggi gli è toccato il compito di accompagnare familiari e amici nel giorno più triste che si possa immaginare. Una persona perbene nel ricordo di tutti, orgoglioso del proprio lavoro ma anche profondamente nostalgico della sua terra. La chiesa gremita dentro e fuori.
Così come quella a San Marzano di San Giuseppe in provincia di Taranto, dove è stato dato l’ultimo saluto a Mario Pisani, la vittima più anziana di Bargi, 73 anni, ex Enel che aveva aperto una srl di consulenza. Lacrime e applausi per lui, nonno di cinque nipoti. Tre corone di fiori anche con le condoglianze di Enel Green Power.

Nei prossimi giorni si svolgeranno anche i funerali delle altre cinque vittime. Probabilmente giovedì quelli di Pavel Tanase, a Settimo Torinese, e di Paolo Casiraghi a Milano. Sono stati fissati venerdì a Forcoli (Pisa) i funerali di Alessandro D’Andrea, e per sabato a Ponte San Nicolò (Padova) le esequie di Adriano Scandellari. Napoli deve ancora stabilire quelli di Vincenzo Garzillo.

Alla centrale di Bargi non sono ancora ripresi i lavori di svuotamento della centrale elettrica. Lo scenario era complesso durante le operazioni di soccorso e ricerca e resta difficile. L’acqua del lago continua a entrare per cui le idrovore sono ferme. Dalle prime informazioni sembra che le infiltrazioni siano da ricercare in perdite delle condutture forzate che servono la centrale. I vigili del fuoco stanno aspettando che Enel Green Power presenti il piano operativo e d’emergenza, poi a quel punto daranno il via libera agli interventi degli operatori. Ai pompieri spetterà poi la sorveglianza sui lavori per assicurare che procedano e che venga messa in sicurezza la zona in cui poi verranno effettuate le perizie.
Analisi tecniche e rilievi che saranno centrali nell’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo che sta impostando il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato. Nei giorni scorsi sono state assegnate le deleghe specifiche all’interno del pool di investigatori. Le domande che devono trovare risposta sono ancora tantissime. Non ultime quelle sui responsabili di un simile disastro. Un aiuto decisivo potrebbe arrivare dalla seconda scatola nera dell’impianto, la scheda che ha registrato le operazioni del primo gruppo di produzione e che possono aiutare a cogliere eventuali anomalie del secondo gruppo, esploso. Fondamentali le testimonianze dei sopravvissuti.
Dei cinque feriti portati in ospedale il giorno dello scoppio tre sono ancora ricoverati in rianimazione, con prognosi riservata. A Pisa, Parma e Cesena lottano tra ustioni e problemi respiratori.

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