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Napoli, detenuto morto nel carcere di Poggioreale: tra le ipotesi c'è anche l'omicidio

Sul corpo, ad un primo esame, sono stati riscontrati segni di violenza, in particolare un ematoma. Aperta un'inchiesta e disposta l'autopsia

Il carcere di Poggioreale

Un detenuto napoletano di 33 anni è morto in circostanze ancora da chiarire nel carcere di Poggioreale (nella foto). Lo rende noto Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato della polizia penitenziaria, Spp. Ancora da accertare le cause del decesso, sulle quali indagano le forze dell’ordine. Nessuna ipotesi sarebbe al momento esclusa, neppure quella dell’omicidio.

La verità arriverà dalla autopsia che sarà effettuata lunedì prossimo. Sul corpo, ad un primo esame, sono stati riscontrati segni di violenza, in particolare un ematoma su cui l’esame autoptico potrà dare risposte. Sulla vicenda è stata aperta un’indagine dalla Procura dopo il sequestro del relativo fascicolo. In cella sono stati effettuati i rilievi da parte della Scientifica mentre sono stati già ascoltati i compagni di detenzione della vittima, residente nel quartiere di Secondigliano, che era recluso nel reparto Napoli, al piano terra del penitenziario. Insomma, un giallo, spia del profondo malessere che si vive nelle carceri.

«Non possiamo dire nulla per ora e ci rimettiamo naturalmente alle conclusioni della magistratura - dichiara Di Giacomo - ma se questo detenuto fosse stato vittima di un omicidio ci troveremmo di fronte al quarto caso del genere in un anno nelle carceri italiani. Non ci sono precedenti di una situazione così grave ed esplosiva. Il sistema carcerario è al collasso, serve ripartire, bisogna farlo subito, occorre l’avvicendamento immediato del sottosegretario alla Giustizia, Delmastro con persona che capisca i problemi delle carceri e assuma provvedimenti concreti. Non è stato fatto finora nulla, tranne che assunzioni di personale e acquisti di divise, cose peraltro già previste, ma nessun provvedimento reale per incidere sulla situazione drammatica accentuata anche dal numero record di suicidi. Occorre agire subito, senza indugi».

Per Di Giacomo, «la politica è sempre più lontana dall’affrontare l’emergenza carceri. Temiamo, alla luce di una situazione esplosiva, che ci possano essere altre rivolte, come già si sono verificate all’inizio dell’anno, a causa anche di un dilagante senso di impunità».

Lunedì prossimo alle 10,30 il sindacato degli agenti penitenziari terrà una conferenza stampa davanti al carcere. «C’è più di un disegno della criminalità organizzata e dei detenuti più violenti, che contano sull’impunità per i reati commessi in carcere e che non hanno più nulla da perdere se non il trasferimento in un altro carcere. Si punta - è l’allarme di Di Giacomo - alla prova di forza contro lo Stato mentre l’amministrazione penitenziaria evidenzia tutta la sua incapacità mandando allo sbaraglio gli agenti penitenziari. Non è più tollerabile uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la vita dei detenuti e la sicurezza dei suoi dipendenti (il personale penitenziario), testimoniando di aver rinunciato ai suoi doveri civici e di legalità».

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