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L'omicidio di Giulia, fu lanciato un allarme dal vicino dei Cecchettin ma sul luogo della lite non arrivò nessuno

Contro Filippo Turetta emerge l’ipotesi di un suo sopralluogo a Fossò, dove avvenne la seconda aggressione, prima di incontrare l'ex fidanzata

Filippo Turetta in una foto tratta da Instagram

C’è ancora molto da capire sulla terribile sera di sabato 11 novembre a Vigonovo, quando Giulia fu sequestrata dall’ex fidanzato e poi accoltellata a morte nella zona industriale di Fossò. L’ultimo quesito, uscito oggi, riguarda il perché, dopo la telefonata di allarme fatta quella notte al 112 alle 23.18 dal vicino di casa dei Cecchettin, che aveva udito le urla della ragazza nel parcheggio lì vicino, nessuna pattuglia sia arrivata in via Aldo Moro. Fonti dei carabinieri hanno fatto sapere che in quella telefonata arrivata al 112 il testimone «parlava di una lite tra due persone che erano già risalite in auto e si erano allontanate». Inoltre, l’uomo «non era riuscito ad annotare la targa» e che a quell’ora di sabato «c’erano altri interventi in atto da parte delle pattuglie». Inoltre, è stato escluso che al momento ci siano fascicoli aperti in procura relativi alla telefonata. Così come non esiste una seconda chiamata al 112 arrivata quella sera da un vigilantes dalla zona industriale di Fossò, teatro della seconda aggressione a Giulia.

È tuttavia un fatto che fino alle 13.30 del giorno dopo, domenica, nessuno stava cercando Giulia e Filippo. Le indagini e il sopralluogo a Vigonovo, che fece scoprire le macchie di sangue nel parcheggio dell’asilo in via Aldo Moro, scattarono con la denuncia presentata dal papà di Giulia. Una volta rientrato a casa, Cecchettin telefonò nuovamente al 112, per dire di essere stato contattato da un vicino di casa - la sparizione di Giulia stava girando su chat e social degli abitanti di Vigonovo - che gli aveva raccontato della lite del parcheggio la sera prima. A quell’ora, è l’ordinanza del gip a raccontarlo, Filippo Turetta e la sua Fiat Punto nera avevano già superato la zona tra Cortina e Dobbiaco e si dirigevano verso l’Austria.

Intanto, si avvicina il trasferimento di Turetta in Italia, dopo la sua cattura in Germania. Il ventiduenne, accusato di omicidio volontario e sequestro di persona, verrà consegnato alle autorità italiane sabato 25 novembre e arriverà a Venezia. Un’informazione confermata dal suo nuovo legale, Giovanni Caruso, che affianca Emanuele Compagno. Un aereo militare partirà alle 8 da Roma, e arriverà alle 10 a Francoforte per prelevare Turetta. Ripartirà dallo scalo tedesco alle 10.45; il volo arriverà a Venezia attorno alle 12.30. L’indagato sarà preso in custodia dai carabinieri e trasferito in carcere, dove sarà messo a disposizione del giudice.

Su Filippo nel frattempo si addensano nuove nubi nell’ottica di un’eventuale accusa di premeditazione. Emerge infatti l’ipotesi di un sopralluogo dell’ex fidanzato di Giulia, a Fossò - dove avvenne la seconda, mortale aggressione - in quello stesso pomeriggio di sabato. La sua Fiat Punto - scrive il giudice nell’ordinanza - fu rilevata alle 17.11 mentre si dirigeva da Vigonovo verso Fossò, distante 6 chilometri, e alle 17.14, mentre transitava in via Castellaro. Dopo quella deviazione, al momento senza spiegazione, il ragazzo si presentò a casa di Giulia alle 17.30, e insieme in auto raggiunsero il centro commerciale di Marghera, per cenare al McDonald’s. Contestazioni cui Filippo dovrà rispondere nell’interrogatorio di garanzia.

Intanto, un ricordo di Giulia e del suo amore per lo studio arriva da Silvia Todros, docente di Meccaniche dei materiali con cui la ragazza aveva preparato la tesi di laurea, che avrebbe dovuto discutere giovedì 16. «Era sabato 11 novembre - racconta la prof - proprio quel sabato. Il giorno in cui, abbiamo saputo successivamente, è stata uccisa. Alle 17.15 mi aveva mandato la versione finale della tesi, con tutte le correzioni che le avevo chiesto di fare. Le ho risposto lunedì mattina: andava tutto bene».

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