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Bomba d'acqua e frana, a Bardonecchia tsunami di fango

Devastati un albergo e il commissariato del piccolo centro piemontese, cinque dispersi poi rintracciati

«Un boato fortissimo. Poi il panico». A Bardonecchia, imprevista e imprevedibile, l’apocalisse è arrivata ieri sera durante una di quelle sagre di paese che rallegrano le vacanze estive con musica e buon cibo. Il Frejus, il torrentello che attraversa la cittadina, è diventato un gigante carico di fango e di pietrisco, un gigante nato da una bomba d’acqua in un punto remoto e assai circoscritto fra le montagne dell’Alta Valle di Susa al confine fra Italia e Francia. Nell’incontrare il primo ponte ha generato un’ondata violentissima che si è abbattuta su una piazzola; quindi è esondato, ha schiaffeggiato un secondo ponte, demolendone i parapetti, e poi un terzo. «Siamo rimasti bloccati nella via - raccontano due giovani, Giorgio e Maria Cristina - mentre la gente che saliva gridava di non scendere e quella che scendeva diceva di non salire. Poi ci è arrivata la voce che più a monte c’era un varco percorribile». Quando il Frejus ha superato l’argine il mix di acqua e fango è arrivato a coprire i segnali stradali e le auto parcheggiate; a decine sono state trascinate verso valle, alcune oltre il confine del territorio comunale. Un condominio è stato allagato, da un albergo c’è stato il fuggi fuggi; danni sono stati riportati dal caseggiato che ospita il commissariato di polizia (rimasto operativo).

Il bilancio è di circa 120 sfollati, tutti rientrati nel corso della giornata di oggi. Molti residenti sono rimasti senza acqua né luce né gas. I 5 ospiti dell’albergo danneggiato dati per dispersi sono stati rintracciati, tutti sani e salvi «Ci siamo svegliati con tanta apprensione - riferisce Marco Gabusi, assessore regionale alla protezione civile - perché si parlava di cinque persone irreperibili. Grazie alla sindaca Chiara Rossetti e al coordinamento con i nostri operatori abbiamo accertato che era un falso allarme».

Gli esperti la chiamano colata detritica o debris flow. Un evento che, a detta di Gabusi e della sindaca Chiara Rossetti, è stato anomalo e impossibile da anticipare. «Tutto ha avuto origine - spiegano all’unità di crisi allestita al Centro Congressi - da un nubifragio concentrato su una piccola porzione di montagna. Figuratevi che la stazione di Rochemolles, sull’altro versante, ha registrato solo 3 millimetri di pioggia, e che a Bardonecchia non ha neppure piovuto». Masse di fango e acqua sono ruzzolate fino al Frejus; una parte del materiale è stata trattenuta da dispositivi chiamati briglie, ma il resto ha preso possesso del torrente. La scena che stamani si presentava a Bardonecchia lungo il corso del Frejus era surreale: il torrente era tornato a essere poco più di un rigagnolo, ma il greto era più alto di cinque o sei metri; uno dei ponti era indistinguibile dalla massa di fango che lo nascondeva.

Fra operatori della protezione civile, vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, finanzieri e persino elementi della gendarmeria francese, il confine è ad un sospiro, oltre duecento persone si sono messe al lavoro per ripulire e dare una mano. «Siamo qui per dare una mano e lo facciamo volentieri», dice una turista di un campeggio. «È venuta la Protezione Civile - racconta- per chiedere se c’erano volontari disposti a spalare. Dal campeggio sabbiamo aderito in almeno una ventina e abbiamo portato qui le nostre pale del campeggio che servono per la neve. È molto faticoso ma se possiamo dare una mano lo facciamo volentieri». Anche se la massa di turisti e di curiosi non ha reso le cose semplici, mentre a pochi isolati il ‘passeggiò fra bar e negozi è continuato come al solito.
«La macchina dei soccorsi ha funzionato», commenta Gabusi. Il presidente della Regione, Alberto Cirio, ha firmato la richiesta dello stato di emergenza. «Il governo sosterrà ogni sforzo contro i danni» ha assicurato il vice premier Tajani.

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