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Mafia, stretta sui permessi per evitare l’uscita dal carcere di 5 mila boss

Carceri

Intesa tra Procura nazionale antimafia, direzioni distrettuali, Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria), vertici operativi di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza per evitare l'uscita anticipata dal carcere di almeno 5 mila mafiosi. Venuta meno la norma del carcere ostativo, si rischia una fuoriuscita indebita dalla galera  dei boss pronti a sfruttare la possibilità di accedere ai benefici previsti per legge, permessi innanzitutto, senza dover più pentire o dissociare né collaborare con lo Stato, spiega il Sole 24 Ore.

Secondo  il procuratore nazionale Giovanni Melillo, gli interessati sono 5mila, la stragrande maggioranza condannati per reati di criminalità organizzata. Oltre una settantina le istanze già presentate ai Tribunali di sorveglianza. Su queste domande deve dare un parere la Procura nazionale e le Dda-direzioni distrettuali antimafia. Al Viminale più volte si sono confrontati tutti gli attori coinvolti. L’ultima riunione giovedì scorso presso l’ufficio coordinamento delle forze di polizia del Dipartimento di Pubblica sicurezza guidato da Lamberto Giannini. È nato così ed è stato sottoscritto un protocollo operativo tra uffici giudiziari territoriali e la Pna. Un testo presentato dal procuratore Melillo: va messa in atto ogni possibile azione per scongiurare permessi forieri di nuove attività illegali. Tra novembre e dicembre scorso Melillo ha già disposto la creazione presso il sistema informativo digitale (Sidna) di cartelle nominative - mafiosi e terroristi - ad hoc per la questione, in un’area di condivisione informativa riservata ai soggetti abilitati all’accesso. La previsione è di un afflusso di istanze  rilevante.

Il protocollo è stato inviato al capo della Polizia, ai comandanti generali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, il capo del Dap e il direttore della Dia, il procuratore generale della Cassazione, quelli presso le corti d’Appello e i presidenti dei Tribunali di sorveglianza. Uno sforzo a tutto campo quello voluto da Melillo. La fuga di un mafioso, approfittando di un permesso, diventerebbe un caso politico sul tavolo dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi che va evitato.

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