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Università di Pavia, disabile mangia in aula e viene cacciata: sfuriata del ministro

L'Università di Pavia

Una studentessa disabile al 100 per cento, allontanata da un’aula del polo San Tommaso dell’Università di Pavia nella quale avrebbe voluto consumare il pranzo che si era portata da casa. Un episodio che ha scatenato la protesta studentesca nell’Ateneo pavese e che Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, ha definito «grave e intollerabile».

La studentessa al centro del caso è stata avvicinata dal personale che le ha intimato di lasciare l’aula (applicando quanto previsto dal regolamento interno), nonostante il suo stato di salute non le permettesse di stare all’esterno. Alla giovane è anche stato detto che sarebbero stati chiamati i carabinieri se non si fosse immediatamente allontanata.

Il ministro Locatelli ha riferito di avere parlato oggi con la ragazza. Ha detto di essere «molto amareggiata», oltre a denunciare la persistenza di «una visione ancora miope» della disabilità». Il ministro ha ringraziato il rettore dell’Università di Pavia, Francesco Svelto, «che si è immediatamente attivato per capire come siano andati i fatti, ma dobbiamo prendere atto che sul tema dell’inclusione c'è ancora un grande lavoro da fare».

«Approfondirò l’episodio: molto grave per mancanza di rispetto verso una studentessa fragile - ha commentato il rettore Svelto -. Un incidente assolutamente non in linea con il grande impegno profuso dall’Università di Pavia nell’inclusione delle persone affette da ogni tipo di disabilità, assistite da un Servizio, il Saisd (Servizio Assistenza e Integrazione Studenti Disabili e con Dsa), il cui operato è riconosciuto tra i più efficienti nell’ambito accademico italiano. Porgo alla studentessa le più sentite scuse mie personali e dell’Ateneo. Aprirò una istruttoria interna per verificare i fatti e valutare la sussistenza degli estremi per avviare un procedimento disciplinare nei confronti del personale coinvolto».

Gli studenti, che da tempo reclamano luoghi al chiuso in Ateneo, dove poter mangiare il cibo che si portano da casa, hanno organizzato un presidio davanti al rettorato, promosso dal Coordinamento per il diritto allo studio (Udu). «Non è possibile continuare a tirare fuori della scuse per negarci gli spazi dove mangiare - è stato affermato durante la protesta -. Prima c'era il Covid, poi la questione di non rovinare il legno delle aule storiche. Noi chiediamo solo spazi al caldo, dotati di forni microonde per scaldare gli alimenti. È un nostro diritto. Perché, ad esempio, non si riattivano i locali della mensa di corso Cairoli, vicina alla sede centrale? Il rettore deve ascoltarci e il problema va affrontato e risolto in tempi rapidi».

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