Con 80.994 contagi sul lavoro denunciati all’Inail, il primo semestre 2022 pesa al momento per il 29,1% sul totale delle infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 30 giugno. Nei primi tre mesi di quest’anno, in particolare, si sono superati i casi registrati nell’intero 2021. Gennaio si colloca per numero di contagi denunciati (29.615) solo dopo novembre 2020 e i mesi successivi, anche se tendenzialmente in decrescita, risultano tra quelli con più casi dal gennaio 2021 in poi. Il 2020, con 148.900 infezioni, raccoglie il 53,5% di tutti i casi denunciati fino al 30 giugno 2022, con il mese di novembre al primo posto con 40.823 contagi, seguito da marzo con 28.698. Il 2021, con 48.537 denunce, rappresenta invece il 17,4% del totale dei contagi, con gennaio al primo posto (14.820 casi) e dicembre al secondo (9.278).
A fare il punto della situazione sulle infezioni di origine professionale da nuovo Coronavirus è il 28esimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail, pubblicato oggi insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali, da cui emerge che i contagi sul lavoro registrati dall’inizio della pandemia sono 278.431, pari a circa un quinto del totale delle denunce di infortunio pervenute all’Istituto dal gennaio 2020 e con un’incidenza dell’1,5% rispetto al complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data del 30 giugno 2022.
Rispetto alle 260.750 denunce registrate dal monitoraggio dello scorso 30 aprile, a partire dal quale il report nazionale viene pubblicato con cadenza bimestrale, i casi in più sono 17.681 (+6,8%), di cui 4.124 riferiti a giugno, 5.847 a maggio, 4.620 ad aprile, 1.107 a marzo, 514 a febbraio e 1.021 a gennaio 2022, mentre gli altri 448 casi sono per il 76,6% riferiti al 2021 e il restante 23,4% al 2020. Il consolidamento dei dati, infatti, permette di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni e nei mesi precedenti.
Il nuovo report della Csa conferma anche il trend in diminuzione dei casi mortali. Salvo consolidamenti rilevabili nei prossimi monitoraggi, tra gennaio e giugno di quest’anno sono stati denunciati 11 decessi, pari all’1,3% degli 877 casi mortali segnalati dall’inizio della pandemia. Rispetto agli 858 rilevati alla fine di aprile, i decessi sono 19 in più, di cui cinque avvenuti nel 2022, 10 nel 2021 e quattro nel 2020. Con 580 casi mortali da Covid-19, il 2020 raccoglie il 66,1% di tutti i decessi da contagio denunciati fino allo scorso 30 giugno, con aprile (195 casi mortali) e marzo (145) ai primi due posti. Il 2021, con 286 decessi, pesa invece per il 32,6% sul totale. A morire sono soprattutto gli uomini (82,9%), ma la maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul totale dei contagi denunciati all’Inail è, rispettivamente, del 49,1% e del 48,1%.
L'età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni per entrambi i sessi, ma nell’ultimo mese di rilevazione è salita a 47 anni. Il 41,4% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,5%), under 35 anni (20,1%) e over 64 anni (2,0%). Gli italiani sono l’88,2%, mentre il restante 11,8% delle denunce riguarda lavoratori stranieri. Le nazionalità più colpite sono quelle rumena (20,8% dei contagiati stranieri), peruviana (12,3%), albanese (8,0%), moldava e svizzera (4,4% ciascuna) ed ecuadoriana (4,0%). (AGI)
L’analisi per professione dell’infortunato conferma come il personale dell’ambito sanitario sia il più interessato dai contagi. La categoria più colpita, in particolare, è quella dei tecnici della salute, con il 37,6% delle denunce, l’82,3% delle quali relative a infermieri, e il 9,1% dei casi mortali (due terzi infermieri). Le altre professioni più coinvolte sono quelle degli operatori socio-sanitari (16,3%), dei medici (9,4%, oltre un terzo internisti e generici), degli operatori socio-assistenziali e degli impiegati amministrativi (5,6% per entrambe), e del personale non qualificato nei servizi sanitari, che comprende ausiliari, portantini e barellieri (4,4%).
Dopo i due picchi in corrispondenza di marzo e novembre 2020, si osserva un calo significativo delle infezioni denunciate a partire da febbraio-marzo 2021, con incidenze in riduzione per alcune categorie, tra le quali le professioni sanitarie, che nel secondo semestre dell’anno scorso, e ancor di più nel primo semestre del 2022, mostrano però segnali di ripresa. Altre professioni, con il ritorno alle attività, hanno visto aumentare l’incidenza dei casi di contagio rispetto al 2020. E’ il caso, per esempio, degli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali, degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, degli insegnanti di scuola primaria e degli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro.
L’analisi territoriale evidenzia una distribuzione delle denunce del 40,7% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 23,8%), del 22,2% nel Nord-Est (Veneto 10,7%), del 16,7% al Centro (Lazio 8,0%), del 14,3% al Sud (Campania 7,0%) e del 6,1% nelle Isole (Sicilia 4,3%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (9,7%), Torino (6,5%), Roma (6,4%), Napoli (4,4%), Genova (3,0%), Brescia (2,9%), Verona e Venezia (2,2% ciascuna), Varese, Treviso e Firenze (2,0% ciascuna), Vicenza, Bologna e Monza e Brianza (1,9% ciascuna).
Concentrando l’attenzione sui contagi avvenuti nel mese di giugno 2022, la provincia che ne registra il maggior numero è quella di Roma, con il 13,4% del totale, seguita da Milano, Genova, Torino, Brescia, Napoli, Monza e Brianza, Palermo, Latina, Reggio Calabria, Salerno, Cuneo e Treviso. Le province che hanno registrato gli incrementi percentuali maggiori rispetto al monitoraggio di fine aprile, non per contagi avvenuti nell’ultimo bimestre ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti, sono invece quelle di Salerno, Latina, Messina, Isernia, Imperia, Chieti, Caserta e Cagliari.
Il 63,3% delle denunce da Covid-19 e il 21,5% dei casi mortali rientrano nel settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili), che ha mostrato un andamento altalenante delle denunce, con aumenti più evidenti nelle fasi più acute della pandemia - i livelli massimi si sono registrati a novembre e dicembre 2020, a marzo dello stesso anno e a gennaio 2022 - e livelli più bassi in corrispondenza dei periodi estivi del 2020 e del 2021 (con il minimo storico di 63 denunce a giugno 2021). Nel primo semestre 2022 i contagi mostrano un andamento tendenzialmente decrescente e si attestano a circa 1.200 casi nel mese di giugno.
In termini di incidenza sul totale delle infezioni denunciate, la sanità e assistenza sociale ha avuto riduzioni tra febbraio e giugno 2021, per poi mostrare segnali di ripresa nel secondo semestre dell’anno, proseguiti e addirittura amplificati nel primo semestre 2022, in cui sono stati registrati livelli di incidenza molto vicini a quelli osservati nei periodi più acuti della pandemia. Per altri comparti produttivi come quello del trasporto e magazzinaggio, al terzo posto per numero di contagi (7,8% del totale) e al secondo per decessi (15,3%), nel corso del 2021, ma anche tra gennaio e giugno di quest’anno, sono state rilevate incidenze di infezioni di origine professionale maggiori rispetto al 2020. Nel caso del trasporto e magazzinaggio, inoltre, a gennaio 2022 è stato raggiunto anche il numero più alto di denunce da inizio pandemia (quasi 3.700), in flessione poi a partire da febbraio fino ai 343 casi di giugno.
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