Una nave mercantile italiana, la Jolly Quarzo, ha soccorso 39 migranti a bordo di un barchino in difficoltà a oltre 250 miglia dalle coste siciliane. Con il supporto del centro di coordinamento soccorsi della Guardia costiera italiana (Mrcc Roma), una motovedetta ha mollato gli ormeggi da Pozzallo e sta raggiungendo il mercantile. I migranti verranno trasferiti a bordo della motovedetta che rientrerà a Pozzallo, si presume nella mattinata inoltrata di domani. A quanto si apprende al momento, non vi sarebbero casi medici critici.
Intanto si aggrava il bilancio del naufragio in cui sono stati coinvolti cento migranti nel Mediterraneo la notte scorsa. Tra le persone annegate qualche ora prima che la nave Geo Barents arrivasse nell’area vi sono diversa bambini: il dettaglio emerge man mano che si dipanano le testimonianze dei sopravvissuti, in tutto 71, adesso alla ricerca di un porto sicuro in Italia o a Malta, chiesto con urgenza dalla ong. Era stato Alarm Phone a lanciare un allarme per il gommone, a cui Medici senza frontiere ha risposto, navigando per tre ore prima di raggiungere il gommone, che aveva ceduto e stava affondando, mentre le persone lottavano per sopravvivere e molte erano già in mare.
Una donna incinta che non è sopravvissuta a bordo nonostante i numerosi sforzi dell’èquipe medica per rianimarla. Altre tre persone hanno avuto bisogno di cure d’emergenza, incluso un bambino di quattro mesi, a cui è stato praticato un massaggio cardiaco, che insieme a sua madre è stato successivamente evacuato a Malta. «Quello che abbiamo vissuto ieri è stato il nostro peggior incubo divenuto realtà. Quando ci siamo avvicinati all’imbarcazione in pericolo e l’abbiamo vista con il binocolo abbiamo capito quanto sarebbe stato complicato questo salvataggio - dice Riccardo Gatti, responsabile delle operazioni di Msf a bordo della Geo Barents - e la barca stava affondando con decine di persone bloccate mentre molte erano già in acqua».
Due donne hanno raccontato di aver perso i propri bambini in mare e un’altra giovane donna ha riferito di aver perso suo fratello più piccolo. Informazioni su almeno un’altra decina di persone scomparse stanno emergendo parlando con i sopravvissuti che piangono i loro cari. «Sono esausti. Molti hanno ingerito grandi quantità di acqua di mare e mostrano segni d’ipotermia dopo aver trascorso molte ore in acqua», ha raccontato Stephanie Hofstetter, responsabile medico. «Almeno 10 persone, per lo più donne - ha aggiunto - presentano ustioni da carburante di media e grave entità e necessitano di ulteriori cure oltre a quelle che possono ricevere a bordo». «Questo tragico evento è una conseguenza mortale della crescente inazione e del disimpegno degli stati europei e degli stati di confine nel Mar Mediterraneo, tra cui Italia e Malta - dice Juan Matias Gil, capomissione Sar di MSF - e le tragedie in mare continuano a costare migliaia di vite, perdiamo queste persone alle porte dell’Europa nel silenzio assoluto e nell’indifferenza degli stati europei. Le organizzazioni di ricerca e soccorso non possono colmare questo enorme vuoto da sole. Non abbiamo questa capacità e, oltre a ciò, questa responsabilità spetta ai governi. Quello che è successo ieri dimostra che da soli non possiamo fare abbastanza. Dove sono gli stati?».
A oggi il Mar Mediterraneo rimane il confine più letale al mondo, con 24.184 migranti morti o dispersi registrati dal 2014 e 721 solamente nel 2022. «Siamo rimasti in mare per 19 ore prima di essere salvati», ha raccontato un uomo del Camerun - e in tutte queste ore ho visto molte persone annegare. Sono felice di essere stato salvato ma anche profondamente addolorato».
La Geo Barents si sta dirigendo verso l’Italia, ha già contattato le autorità maltesi e italiane per l’assegnazione di un porto sicuro. Msf chiede alle autorità che «venga effettuato, il prima possibile, lo sbarco tempestivo e sicuro dei sopravvissuti, per evitare di aumentare la loro sofferenza e peggiorare le condizioni di salute fisica e mentale».
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